Per ricevere informazioni inserisci il tuo indirizzo Email
 
       

 

Amore, amore….cosa si nasconde dietro la parola più consumata al mondo”
a cura di Lidia Fassio
   
 
Amore, amore….cosa si nasconde dietro la parola più consumata al mondo”
Come avete sentito dalla mia presentazione, io sono una studiosa di psicologia con il vizio dell’astrologia; nell’arco della mia vita ho incontrato questi due amori: il primo amore è stato sicuramente la psicologia che ha destato il mio interesse sin da piccola. Da bambina , infatti, ero molto affascinata dalle persone un po’ strane e per di più, a quel tempo, vivevo in un paesino del Piemonte con mia nonna. In questo paesino vivevano anche due personaggi, per così dire, un po’ matti ed io di notte mi alzavo per vedere cosa facevano: essi parlavano con i conigli, parlavano con la Luna e quindi ero molto affascinata da questa situazione. Allora dicevo a mia nonna che da grande avrei fatto il dottore dei matti. Successivamente ho lavorato per tanto tempo con la psicologia fino a quando un bel giorno ho incontrato anche l’Astrologia . Sono sempre stata un po’ tirata da queste due vocazioni e per tanto tempo ho avuto anche molta difficoltà a metterle insieme anche perché, e vi parlo di 15 anni fa, non era facile per uno psicologo dire che si interessava di astrologia e quindi ci sono state anche tante contestazioni e, per un periodo sono stata costretta a tenere separate queste due discipline. Comunque la situazione finale è stata poi che la conoscenza e lo studio dell’astrologia mi hanno portata a capire tutta una serie di cose e a capire anche l’interazione fra le due.. Il mio modo di fare astrologia non è quello di trenta, quarant’anni fa, e mantenendo fede a quello che io penso che sia, come dettame proprio della base psicologica, io non credo assolutamente che esista un destino predeterminato, non credo assolutamente che noi siamo condizionati , almeno non nella maniera in cui si è sempre pensato da un punto di vista astrologico; quindi diciamo che tutto quello che in genere avete sentito dell’astrologia potete prenderlo e buttarlo anche in un altro posto che non sia un cassetto; non perché i principi non siano validi, ma perché sono sempre stati applicati in una maniera che ha anche consentito di vedere l’astrologia come qualche cosa di assolutamente da dimenticare. Purtroppo anche adesso, nonostante ci sia una grande diffusione dell’astrologia, la medesima è andata di pari passo con la calamità. Insomma quanto più si parla di astrologia quanto più se ne parla in modo superficiale e poco serio, quindi tutti hanno la sensazione che l’astrologia sia quella che si fa in televisione con l’oroscopo del mattino : l’astrologia – vi assicuro – è tutta un’altra cosa. Le persone che mi conoscono, perché sto anche tenendo un corso qui a Filottrano, hanno avuto modo di capire che l’astrologia è effettivamente tutto un altro mondo; è una materia affascinante e vastissima, una materia che in Inghilterra è comunque una facoltà universitaria che dura 5 anni e che serve indubbiamente a comprendere la tipologia, il carattere, la psicologia di una persona. Questa è la ragione per cui non si può leggere un tema natale e/o la psicologia di una persona se non si ha una minima base o una piccola conoscenza di quello che è il mondo psicologico. Questa sera io parlerò pochissimo di astrologia, parlerò prevalentemente di un argomento che interessa tutti e ,visto che è il 13 febbraio ed è il secondo anno che faccio una conferenza per San Valentino, parlerò ovviamente dell’argomento Amore. Mi sembra giusto rendere omaggio a questo sentimento che, come succede per l’astrologia, se ne parla tantissimo, ma si parla tantissimo di una sola forma di amore che, in un certo senso è proprio quello che non è Amore. Insomma tutto quello che immaginiamo dell’amore è molto più legato all’innamoramento che sicuramente è un preludio all’amore, ma dal punto di vista psicologico non possiamo considerarlo Amore. Per introdurre quest’argomento vorrei parlarvi un attimo del mito, argomento anche questo che mi affascina molto. Visto che parliamo sempre di Amore, che parliamo sempre di Venere, e visto che Venere simboleggia e/o comunque viene universalmente riconosciuta come la Dea dell’Amore, vorrei farvi capire alcuni tratti del mito di Afrodite che indubbiamente è molto diverso, anch’esso, da quello che la maggior parte delle persone immagina . Intanto Afrodite era, nel mito greco, un personaggio molto particolare. Afrodite è sempre stata considerata una dea alchemica in quanto non sta né dalla parte, diciamo, delle dee ‘singles’ – (cioè quelle che non hanno mai voluto condividere la loro vita con qualcuno e quindi non hanno scelto né di essere mogli né di essere madri )- e non è neppure una dea di quelle che, invece, sono state mogli e madri e questo nonostante lei sia stata l’uno e l’altro; infatti Afrodite era sposata con Efesto, ma ha anche avuto un ‘tot’ di figli non da Efesto; quindi è diventata sì madre, ma non vive assolutamente questo ruolo materno: la sua caratteristica è quella, appunto, di aver sempre fatto allevare i figli dai suoi amanti. Quindi, quando lei chiudeva una situazione, ripartiva nuovamente sola .Tutto questo, da un punto di vista psicologico, è abbastanza interessante, perché come dea alchemica , pur rappresentando quello che è l’amore e la relazione, non rappresenta sicuramente la relazione come la intendiamo noi ossia in senso prettamente matrimoniale. Per tanto tempo è stato praticamente impossibile, a livello di società, vivere una relazione al di fuori del matrimonio; insomma, fino a poco tempo fa, non è che le donne avessero molta scelta e quindi il matrimonio, di solito, non si combinava con l’amore ossia la parola ‘matrimonio’ si combinava molto di più con la parola ‘patrimonio’ che non con la parola Amore. Fino a 50-60 anni fa quasi sempre mancava anche una delle componenti fondamentali dell’Amore che è la ‘scelta’. Quindi non si poteva scegliere in quanto i matrimoni erano combinati e questo accadeva anche nei miti greci. Afrodite, però, viene considerata un po’ al di fuori dal simbolismo e dall’immagine delle altre donne. Nel mondo greco c’erano, sostanzialmente, tre categorie di donne: una era quella delle mogli che passavano direttamente dall’appartenenza al padre all’appartenenza ad un marito; l’altra era quella delle sacerdotesse, una categoria di donne, che fatto voto ad una dea o ad un dio, dedicavano la loro vita alla spiritualità; la terza categoria era quella delle vergini o hetarie . Afrodite, dunque, era considerata la regina delle vergini e, quindi, già da questo, possiamo comprendere che il termine ‘vergine’ non ha nulla a che vedere con quello che per tanto tempo è stato considerato qui da noi. Vergine, quindi, non aveva nulla a che fare con la sessualità , ma significava ‘integrità’; del resto anche da noi, ancora oggi si usa il termine “verginità” quando si intende purezza.. pensiamo all’olio extravergine… che sottintende un’idea di non contaminazione. Il concetto di Afrodite, dunque, era un concetto di integrità in quanto rappresenta l’immagine di un femminile che non dipende da nessuno che un’unità in sé stessa.. Nel mondo greco ‘verginità significava ‘una in sé stessa’ per cui, da un punto di vista psicologico, Afrodite è una donna che non ha mai pensato di realizzarsi attraverso un rapporto, ma lei si è sempre realizzata nel modo in cui preferiva e quindi ha sempre scelto e sempre vissuto i suoi amori alla luce del giorno, senza nasondersi. Afrodite era considerata affascinantissima, aveva addirittura questo cinto magico che lei indossava e che tutte le altre dee le invidiavano in una maniera mortale. Quando indossava questo cinto magico era irresistibile, ma nonostante ciò lei non è mai stata scelta, in tutto il mito non c’è un fatto in cui lei venga scelta da un uomo, ma è sempre stata lei a scegliere i suoi amanti. Questa è una caratteristica fondamentale che distingue l’amore dall’innamoramento: perché nell’innamoramento difficilmente c’è una scelta. L’innamoramento è uno stratagemma molto sofisticato e sicuramente fantastico che ha escogitato la natura per portarci all’accoppiamento. L’innamoramento, quindi, nasce da una pulsione e da un qualcosa di inconscio, mentre il sentimento dell’amore nasce da un qualche cosa di assolutamente cosciente. Dunque non si può amare se non c’è coscienza, non si può amare se non si capisce chi si ha di fronte e non si può amare se prima non si è passati attraverso la sensazione di unità interna; quindi finchè noi siamo in una fase in cui pensiamo di realizzarci attraverso un’altra persona non si può certo parlare di amore. Nell’innamoramento, infatti, c’è sempre la fantasia di fusione che prende il sopravvento, quindi l’innamoramento è qualcosa che ha che fare con l’utero, con l’abbraccio materno, con uno stato in cui eravamo contenuti, in cui eravamo una ‘metà’ di qualche cosa. Quindi l’innamoramento ci riporta a questa sensazione di unità, che però è una unità fasulla; è indubbiamente abbagliante, ma è in questo modo che l’innamoramento serve per avvicinarci, anche perché noi umanoi siamo così tanto narcisisti che, se non ci innamorassimo, probabilmente vivremmo da soli, faremmo a meno di cercarci guai con un’altra persona; invece la pulsione verso l’altro è così potente che questa fantastica fase - in cui il nostro cuore batte, in cui pensiamo e viviamo solo attraverso l’altro - è qualcosa di molto importante, anche se poi, a livello psicologico, l’innamoramento è utile soltanto all’Io e non è una reale tensione verso l’altro, come può essere invece l’amore e la relazione. A conferma di questo (ossia che l’innamoramento è un qualche cosa di squisitamente personale appartenente dunque all’io e che serve, appunto, per la crescita e dare forza al nostro io) è dimostrato che noi possiamo innamorarci senza che l’altro lo sappia, mentre non esiste la possibilità di poter amare, di avere una relazione se non c’è un altro. Relazionare significa ‘scambiare’ e se io devo scambiare devo avere un oggetto di scambio cosa che, invece, nell’innamoramento questo è mancante. Mi posso innamorare di tante cose, non è detto che mi posso innamorare di un uomo o di una donna, mi posso innamorare di un’opera d’arte, ad esempio, mi posso innamorare di qualche cosa che trovo particolarmente gratificante, ecc.ecc. ma comunque sia l’atto dell’innamoramento può essere un atto esclusivamente personale. E allora a che cosa mi serve ? L’innamoramento mi fa vivere, per un attimo, una fase che è importantissimo perché è una fase già vissuta nella nostra infanzia; è la fase che il bambino vive nel periodo dai due anni e mezzo ai cinque anni e mezzo circa ed è la fase in cui la psicologia evolutiva stabilisce il delirio di onnipotenza; in questa fase l’io è debordante, l’io del bambino è fortissimo, è diventato molto grande e cerca di esprimersi in tutti i modi. A livello psicologico, questa fase culmina con la fase edipica: in questa fase c’è attrazione verso il padre e/o la madre e comunque verso la persona di sesso diverso ed è proprio in questo periodo che il bambino sperimenta la sensazione di essere unico e speciale. Quindi, l’innamoramento, è un qualche cosa che ci rende unici e speciali o che ci fa vedere l’altro come unico e speciale ed in questa fase è come se noi sperimentassimo di nuovo questo delirio di onnipotenza, di poter essere unici e speciali per qualcuno e viviamo pienamente questa sensazione di esclusività tant’è che l’innamoramento, quando è ricambiato, è qualche cosa di unico,infatti non ci si può innamorare di due persone contemporaneamente. E’ questa la profonda diversità tra l’innamoramento e l’amore cioè che, contrariamente all’innamoramento, l’amore consente di amare tante persone contemporaneamente. L’altro scopo dell’innamoramento è anche quello di farci superare tutte le diversità quindi, quando noi ci innamoriamo di qualcuno, non ha nessuna importanza se questo è giallo, rosso, arabo, mussulmano o fenicio…tutto va bene, almeno temporaneamente…va bene fino a quando la pulsione dell’innamoramento non comincia a ‘cadere.’ Per cui lo stratagemma dell’innamoramento è quello comunque di farci superare qualsiasi polarità, qualsiasi sensazione di diversità che, magari, ritornerà subito dopo, ma l’innamoramento è anche una fortissima pulsione ad avvicinarci all’altro anche in senso sessuale e sicuramente, soprattutto in passato, questa pulsione serviva per la sopravvivenza della specie. Per tantissimo tempo l’innamoramento è servito per garantire la sopravvivenza della specie; oggi abbiamo molte più chance, ma fino a non molti anni fa, quasi sempre, ci si innamorava giovanissimi, si faceva subito dei figli e spesso la fase dell’amore neppure si viveva, cioè tutto terminava quando terminava l’innamoramento e non si entrava mai nella fase successiva ossia quella dell’amore e della relazione. Quindi tutto finiva quando finivano tutte le proiezioni per cui non si era mai visto l’altro, ma si era sempre vista l’immagine che si voleva vedere dell’altro; proiettare è una parola fondamentale in psicologia, ma proiettare significa anche proiettare un’immagine…c’è questo poeta americano che si chiama (Rod Lay?) che ha detto che la vita è un grande cineforum dove si proiettano tutte le varie parti di noi che non abbiamo potuto mettere insieme, sono parti spezzettate e sono tutte quelle che noi proiettiamo sul mondo circostante e che lo scopo della proiezione è poi quello di farci riprendere queste parti. Ma la maggior parte delle proiezioni avvengono proprio nelle relazioni quindi soprattutto nell’ambito dell’innamoramento …Jung diceva che noi ci innamoriamo esclusivamente di noi stessi, non riusciamo ad innamorarci di nessun altro perché quello che ci attrae negli altri è qualche cosa che appartiene a noi sia nel bene o sia nel male. Quindi le cose che non abbiamo ancora integrato nella nostra personalità saranno quelle che attiveranno proprio le attrazioni più grandi, ma per passare invece dall’innamoramento all’amore, bisogna fare un passo e questo passo, simbolicamente e astrologicamente è molto interessante. Intanto è molto interessante è il fatto che l’astrologia, pur nascendo 4-5mila anni prima di Cristo, divida l’amore dall’innamoramento. Intanto io non penso che l’astrologia sia nata seimila anni fa, o meglio, non penso che siano stati i sumeri ad inventare l’astrologia, ma penso che l’astrologia sia uno strumento di lettura molto più sofisticato e che come tale fosse rimasto per tanto tempo sotto forma di dottrina segreta. Dunque, astrologicamente parlando, l’innamoramento viene posto nella casa V^ mentre la casa delle relazioni e dell’amore nella casa VII^ quindi sono proprio separati; è come se, da sempre, fosse stata capita questa differenza tra l’innamoramento e l’amore …e non solo, ma la Casa V^ è anche la casa della riproduzione ed è quindi il posto dove noi leggiamo se possiamo riprodurci , qual’è la nostra tendenza a riprodurci , se abbiamo o non abbiamo difficoltà in questo atto fisico…ma è anche la casa dei figli, la casa dove poi noi avremo un rapporto con quello che è il frutto della nostra riproduzione. Nella casa VII^ c’è esclusivamente la nostra modalità di relazionarci con gli altri quindi come noi entriamo in relazione, che tipo di proiezioni tendiamo a portarci dietro, che possibilità abbiamo noi di relazionarci e le possibilità di relazionarci nascono chiaramente dal nostro senso di completezza quindi per poterci relazionare con un altra persona bisognerebbe che già noi fossimo UNO e non mezzo; questo smonta un po’ anche l’immagine degli innamorati in quanto si sono sempre visti come due metà che s’incontrano e quindi per tanto tempo c’è stata questa falsa illusione che due metà potessero complementarsi a vicenda, in psicologia, invece, due metà possono solo ‘stampellarsi’, non possono mai completarsi, ma si supportano.Tutti
noi iniziamo innamorandoci e poi iniziamo le prime relazioni con le nostre stampelline – le stampelline sono tutti quei pezzettini dove noi traballiamo un po’ e che cercheremo di tirar fuori attraverso il rapporto con un’altra persona - però la capacità di entrare in relazione con un’altra persona e quindi di scambiare qualcosa con questa persona, nasce solo nel momento in cui noi ci riprendiamo tutte le nostre parti, in pratica, quando smettiamo di proiettare e di mettere addosso all’altro/a una maschera che è solo quello che vogliamo vedere noi dell’altro/a e non quello che l’altro/a effettivamente è. A questo punto cominciamo ad avere qualche barlume di quello che potrebbe essere una relazione . Ma qui si smonta anche un altro pezzo importante della storia, diciamo dell’amore, perché di solito noi pensiamo che per innamorarci o successivamente per amare una persona bisogna che questa persona sia simile a noi, in realtà questo è una cosa assoluamente non vera perché noi non ci innamoriamo mai di una ‘persona’ simile a noi ma ci innamoriamo di nostre qualità. Inizialmente c’è questa fantasia, questa grande illusione, dell’altro che uguale a noi tant’ è vero che tutti gli innamorati dicono: ‘la pensa come me’, ‘ha gli stessi miei gusti’…poi, passata questa fase, si scopre che non è affatto vero che l’altro ha i gli stessi gusti, che la pensa come noi, anzi, la pensa proprio diversamente da noi. Personalmente ho una formazione di terapia familiare quindi mi interesso soprattutto di coppie e di famiglie e la problematica più grossa della coppia è proprio questa: cioè che le coppie, quasi mai, nella fase di innamoramento, hanno minimamente pensato che la relazione ha bisogno di obbiettivi comuni , che ha bisogno di capacità di ritirare le proiezioni, che ha necessità di percepire l’altro come una persona libera, che l’amore è la capacità di relazionare e fa cadere drasticamente l’idea che l’altro ci completi: perchè nessuno ci può completare, non possiamo che completarci da soli. Quindi l’amore è basato sulle diversità e non sulle uguaglianze e questa è la fase più complessa. Da un punto di vista terapeutico, nel passaggio dall’innamoramento a eventuale amore c’è una ‘terra di mezzo’ ossia il passaggio c’è ma se approderemo o no dall’altra parte del ponte questo non è detto. Per poter approdare dall’altra parte del ponte occorre passare attraverso varie fasi: una prima fase che si chiama ‘delusione’, seguita da un’altra che si chiama ‘disillusione’ poi, eventualmente…la crisi. Un tempo gli antichi dicevano che il settimo anno era un anno terribile per i matrimoni; adesso i tempi si sono accellerati infatti, di solito, non sono più 7 anni, ma sono anche molto meno. Quindi nell’arco di poco tempo, quando la proiezione non funzionerà più e quando vedrete che la maschera che avete messo sulla faccia dell’altro comincia a togliersi (quindi l’altro non sta più ben incastrato dentro, ma comincia ad uscire da questa maschera) quello è il momento in cui incominciano le grandi delusioni. Le prime delusioni sono caratterizzate da una frase storica : “lui è cambiato” e/o “lei è cambiata”; quando incominciate a dire questa frase nei confronti di un vostro compagno o di una vostra compagna, allora potete cominciare a pensare che forse avete qualche chance cioè fino adesso non ne avevate nessuna da ora in poi forse avrete qualche chance. Quindi chiaramente non è che l’altro è cambiato ma l’altro finalmente è se stesso; mentre prima tutti e due eravamo dei semi-personaggi, eravamo entrambi delle maschere, perché la proiezione ha una caratteristica fondamentale: che per poter proiettare bisogna che dall’altra parte ci sia un ricevitore, non è possibile proiettare se dall’alltra parte non c’è uno schermo che riceve la proiezione. Cosa significa questo? Significa che le coppie si scelgono anche se la scelta non è mai cosciente e questo ci fa pensare che noi non siamo soltanto quello che riconosciamo nel nostro piccolo quadratino dell’io ma c’è qualcosa di noi che è molto più intelligente dell’io, perché va sempre a pescare molto bene, perché quello che peschiamo, che magari dopo 6 mesi 8 mesi 1 anno ci fa dire: “non ha più niente a che fare con me, era così diverso”, in realtà era qualcosa che ci serviva. Quindi lo scopo dell’amore e della relazione è sempre quello di tirare fuori qualcosa dal nostro cilindro più che dal cilindro dell’altro. Da tutto questo potenziale che è nascosto sotto la parola ‘inconscio’ chiaramente ci sono tantissime qualità e tantissimi nostri difetti che non hanno potuto esprimersi per cui saranno proprio quelli che affideranno quest’immagine di proiezione, però per poter proiettare ci devono essere due persone che reciprocamente proiettano quindi vuol dire che devono esserci due persone- non è che sono uguali quando si innamorano- ma hanno la stessa dinamica, sicuramente debbono avere la stessa dinamica rovesciata. Per ‘dinamica’ possiamo intendere due parti (schema alla lavagna) : una dinamica che possiamo chiamare ‘conflitto’ (affinchè ci possa essere una proiezione bisogna che tutti e due abbiano la stessa dinamica tutti e due quindi abbiano un conflitto) e conflitto, lo dice la parola stessa, sono due parti di noi che ‘stridono’, che non ce la fanno a mettersi insieme, vuol dire che l’io è ‘tirato’ in mezzo tra due modi di essere assolutamente alternativi e che l’io non trova modo di metterli insieme cioè per esempio, un conflitto classico, che quasi tutte le coppie hanno, è il conflitto tra il bisogno di relazionare e il bisogno di essere liberi…questo tutti ce l’hanno, è impossibile non averlo, però è proprio a causa del fatto che gli uomini e le donne sono mossi comunque da energie diverse - i greci dicevano che gli uomini sono mossi da un’energia logos e le donne da un’energia eros, possiamo chiamarlo ying/yang, possiamo chiamarla come vogliamo però abbiamo due tipi di energie diverse- per cui le donne, quasi sempre, tendono molto di più ad identificarsi nella voglia di relazionarsi mentre gli uomini tendono ad identificarsi molto di più nella voglia di essere liberi. Per cui tutti e due hanno questo conflitto però questo conflitto quando si incontra non viene ‘slittato’? Praticamente (indicando la lavagna) qui c’è la voglia di relazione? Qui c’è la voglia di libertà? Allora siccome entrambi non riescono a gestire questa cosa allora gli uomini si incaricheranno di vivere per due la voglia di libertà e le donne si incaricheranno di vivere per due la voglia di relazione. Questo che cosa comporta nella vita pratica? Comporta il fatto che gli uomini si sentono sempre ‘tirati’ e allora dicono: ‘ecco non mi lascia vivere’ ‘non posso vedere i miei amici’, ‘ho dovuto rinunciare a tutto nel momento in cui mi sono sposato’, ‘questa non è vita’ …quindi l’uomo tende a fuggire, la donna dice: ‘io devo in continuazione cercare di tenerlo insieme perché se non tengo insieme questa relazione la relazione si rompe’. Questo è un classico ‘slittamento’…quando voi vedete le due persone insieme sembra che facciano un discorso fra sordi perché lui dice: “ scappo perché lei mi soffoca” e lei dice “lo soffoco perché altrimenti lui non c’è mai”e quindi diventa un modo come il gatto che si morde la coda e non si arriva da nessuna parte.
In realtà a questo livello il conflitto è molto forte e per nessuno dei due è gestibile per cui la necessità di proiettarlo e di slittarlo è un modo molto sofisticato attraverso cui la nostra psiche è arrivata e ci ha portato a capire , se non altro incominciamo a vedere l’altra parte di noi quella che non abbiamo riconosciuto, quindi gli uomini non si sono riconosciuti nella loro voglia di relazionare e le donne, per altri motivi, non si sono riconosciute, all’interno, la loro voglia di essere libere.
In questo modo entrambi sono costretti a vedere nella loro metà l’altra metà che hanno lasciato fuori e quando la tensione diventa forte (che è il momento di ritirare la proiezione, in cui l’altro non è più questo fantastico personaggio che fa tutto quello che vogliamo, quello è il momento in cui ,ovviamente, si incomincia a sentire questo problema in maniera forte, è il momento in cui si pensa che l’altro sia cambiato, perché prima stava sempre con noi e adesso invece sbuffa, vuole andarsene e lui pensa invece che lei adesso è diventata troppo soffocante mentre prima era molto meno soffocante) quello è il momento in cui la relazione va in crisi. Lo scopo della crisi chiaramente non dovrebbe essere quello della distruzione della relazione perché sennò tutto questo teatro che la psiche ha messo in piedi con tutti questi personaggi, con tutti gli attori sopra che interpretano, non avrebbe nessun senso. Quindi questo significa che tutto ciò che accade dentro di noi ha un senso molto preciso e il senso è proprio quello che noi cominciamo a capire, nella fase immediatamente successiva che, effettivamente, quello lì è un conflitto personale che è diventato ‘interpersonale’, ma non è un conflitto ‘interpersonale’. Se si riesce a fare questo passaggio allora incominciano le chance, diciamo, per la relazione, perché effettivamente si può cominciare a lavorare in quanto le due persone incominciano a vedere che dentro di loro c’è questo grande conflitto e che è una lotta feroce accettare una parte di sé che non si voleva vedere, e in quel momento c’è anche la possibilità di cominciare a lavorare sulle proprie debolezze; ciascuno deve lavorare sulle proprie debolezze perché in quel momento cade anche l’illusione che l’altro possa aiutarci a risolvere il nostro problema, l’altro può solo esserci vicino cioè una coppia può essere vicina quando entrambi lavorano sui loro problemi ma non può essere che una persona dall’esterno possa risolvere il mio problema …diciamo che gli altri, chiunque siano, possono risolverci un problema materiale non possono risolverci un problema psichico…quindi certo che se io ho bisogno di un milione e non ce l’ho e trovo uno che ce l’ha e me lo dà risolvo il mio problema materiale, ma se io ho un conflitto interno non potrò mai risolverlo trovando l’altra metà di me da un’altra parte, dovrò prima o poi provare a risolvermelo …se non lo risolvo…quando si è fermi alla crisi di questo stadio la maggior parte delle coppie crolla…la maggior parte non ne esce e si separa perché nessuno dei due è pronto, diciamo, a vedere e spesso, se non si rivolgono ad un terapeuta è anche abbastanza difficile vedere che questo è un conflitto personale.
Magari cominciano ad avere qualche dubbio, quando dopo 4 –5 relazioni, ci si ritrova sempre nella stessa situazione e allora si incomincia a dire: ‘come mai?’ Come mai io cerco sempre uomini troppo liberi? Come mai l’uomo dice: ‘io trovo sempre tutte le donne che mi vogliono soffocare, sacrificare e chiudermi in casa?’ Allora lì uno comincia ad avere il dubbio che ci sia anche qualche cosa di personale nel problema che si sta vivendo, perché in questo la psiche riesce ad essere asfissiante cioè non molla finchè non metteremo mani, cioè continuerà a rimettere in scena sempre la stessa opera teatrale quindi cambieranno i personaggi – quindi una volta sarà Giovanni, una volta sarà Luca, un’altra volta Caterina, una volta sarà Matteo, una volta sarà Giovanna, ma il problema non cambierà sarà sempre uguale. Quindi questo ci dice che per passare dall’innamoramento all’amore , chiaramente bisogna incominciare a vedere l’altro per quello che è, ma vedere l’altro per quello che è significa, prima di tutto, vedere noi per quello che siamo quindi ogni passaggio deve avvenire, prima sul piano personale, quindi incominciare a vedere dentro di noi, incominciare a capire che cos’è che stride dentro di noi, dopodichè si può passare a cercare di trovare dei punti di condivisione…ecco AMARE avere una relazione significa partite dal presupposto che sono due persone, due unità con tutti i loro problemini, però due unità e non 1 unità, due unità che hanno un obbiettivo comune, che vogliono trovare dei punti di condivisione e che negoziano tutta la vita per questi punti di condivisione perché non è affatto detto e non esiste una condivisione una volta per tutte . Quindi esistono vari passaggi nell’ambito, soprattutto di una coppia, in cui bisogna mettere in gioco molte cose : la nascita di un figlio è il grande passaggio nella vita di una coppia, passare da 2 a 3 è molto complicato ed molto complicato soprattutto quando non si è maturi quando ci sono ancora piccoli bambini interni; se vedete una coppia litigare voi vedete litigare dei bambini dell’asilo. La Leez Green, che è una psicologa-astrologa inglese dice, appunto, che quando noi mettiamo in scena una relazione prima pensiamo di essere in due poi scopriamo di essere quattro dopo un po’ scopriamo che ci sono anche i due bambini interni e quindi siamo 6 e cominciare a mettere d’accordo 6 personaggi tutti dentro la stessa casa comincia ad essere complicato; ecco, quando nasce un figlio spesso noi ci riagganciamo immediatamente, ossia la nostra psiche va a pescare nel cilindro dei ricordi tutto quello che abbiamo vissuto quando eravamo figli.
C’è quindi un’associazione immediata…moltissime crisi profonde che nascono in una coppia quando ha un figlio, sono dovute al fatto che il partner maschio si sente escluso e quindi soffre perché magari ha vissuto una situazione analoga quando è nato il fratello ed era il centro del mondo della sua mamma; ad un certo punto è nato qualcuno che ha spodestato il ‘centro del mondo’ e quindi quando è nato quest’altro bambino (ed ha vissuto magari tutti i movimenti di attesa di questo bambino con la paura che lui venisse espropriato dalle braccia della mamma) ha avuto la certezza, di essere espropriato; la stessa cosa succederà quando avrà un figlio…quindi se non ha elaborato tutta questa perdita, tutta questa sofferenza vissuta in quella fase, sicuramente la rivivrà quando nascerà un figlio e il figlio lo detronizzerà una seconda volta e si ritroverà nella stessa identica situazione. Un’altra tragedia è che tutte le donne prima di avere un figlio fanno da compagna-mamma per poi chiaramente ritirare questo ruolo nel momento in cui c’è un bambino che ha bisogno di una mamma a pieno titolo.
C’è una casistica di psicologia sociale che dice che la maggior parte, dei tradimenti maschili avviene quando la moglie è incinta quindi c’è un rialzo per cui se i maschi tradiscono al 30% le loro compagne, durante la fase di gravidanza tradiscono almeno al 60% quindi raddoppia. Per cui questo significa che c’è una certa ansia in quel periodo, c’è qualche cosa all’interno che comincia ad a rendere ansiosi, comincia a rendere difficile la situazione ed in effetti, poi, c’è quasi sempre questa sensazione di difficoltà. Perché? Perché questo piccolo essere è diventato, non solo, a tutti gli effetti il ‘centro del mondo’, (completo mondo perché tutti vengono per trovare il bambino), ma è diventato anche il ‘centro del mondo’ della mamma, della compagna…quindi questa è una fase difficile. Un’altra fase difficilissima delle coppie è l’adolescenza dei figli: i figli adolescenti sono un altro problema enorme che scatena e mette in crisi tutto quello che la coppia ha stabilito come regole, come valori, come modo di vivere, quindi non appena i ragazzi cominciano ad andare fuori, cominciano ad interagire con il mondo esterno e cominciano a provocare, a sfidare tutto quello che la coppia aveva messo in piedi , quello è un altro momento in cui se non c’è effettivamente una buona capacità di rinegoziare ruoli, valori e regole, anche la coppia esplode .Quindi le fasi in cui le coppie prevalentemente vanno in crisi sono queste: una è la fase in cui nasce un bambino, un’altra fase è quando ci sono i ragazzi adolescenti e un’altra ancora è la fase in cui termina il lavoro.
Quindi l’uscita dal mondo lavorativo è un’altra fase con enormi problemi, perché, chiaramente, se non si è creata una reale relazione c’è questa sensazione di non poter più stare insieme perché non c’è condivisione l’uno con l’altro. Nella prima parte della vita molte coppie reggono, non perché hanno creato una relazione, ma perché i figli annientano tutti gli altri problemi quindi uno finisce per continuare a stare insieme per i figli poi ,quando i figli se ne vanno, c’è il deserto, cioè le due persone non si conoscono, uno non sa chi è l’altro e quindi si va ‘a letto con il nemico’ come diceva il celebre film. Allora, ricapitolando un po’ questa idea dell’Amore: l’Amore per intanto è scelta, chi fa la mia professione vede che la scelta è la cosa più difficile in assoluto. La maggior parte delle persone vive malissimo pur di non scegliere, perché? Scegliere vuol dire che bisogna cogliere una opportunità su due che sono quasi altrettanto importanti perché altrimenti non c’è scelta. Certo che se io devo andare a scegliere se voglio un vestito blu o uno rosa , magari mi porto a casa anche quello che mi piace meno ma non sarà fondamentale nella mia vita, ma se devo fare una reale scelta significa che io devo scegliere fra due cose molte importanti e l’unica garanzia che mi può dare il fatto di dover scegliere e di scegliere bene è che io scelga in base ai miei valori.
Quindi soprattutto a livello di relazione che cos’è che noi scegliamo? In teoria dovrei scegliere quello che valorizzo, cioè io cerco di portare a me…che cosa? Dovrei portare a me quello che mi piace e quello a cui io dò valore. Dal punto di vista mitologico Afrodite era anche la dea della scelta e valutare, che è una parola tipica della scelta, è propria di Afrodite che valutava ogni cosa. Valutare vuol dire ‘dare un valore’ quindi se io porto a casa ossia scelgo un partner o una partner e poi a questo partner o a questa partner non dò valore…che senso ha ? Come faccio io a portarmi a casa qualcosa che non mi piace ? E a cui non do valore? Perché accade questo? Perché ci sono persone che dicono e svalutano completamente la loro compagna o il loro compagno…perché questo? Perché vuol dire che io non mi conosco.Una relazione può anche terminare, può anche concludersi, può anche ,in qualche modo, esaurirsi …noi possiamo anche accompagnarci per un piccolo tratto con qualcuno poi magari siamo cambiati, siamo cresciuti diversamente perché all’interno della relazione poi non è detto che si cresca in modo uguale; possiamo fare dei passi e magari l’altro non riesce a farli e quindi automaticamente la relazione cessa; lo scopo è di crescita personale e se io svaluto l’altro, automaticamente svaluto anche me cioè è come dire: “ho scelto un cretino”. Perché ho scelto un cretino? Se ho scelto un cretino vuol dire che quanto meno dovrò rivedere alcune delle mie capacità di scelta perché io vado in un negozio e scelgo un vestito e quando vengo a casa dico : “non mi piace”. “è brutto” “non lo metterò mai”….allora se scelgo dovrò scegliere sulla base di alcuni criteri e allora se noi siamo veri e se ci conosciamo bene e se sappiamo bene quali sono i nostri valori, sceglieremo bene quindi vuol dire che faremo delle scelte che sono in linea con i nostri valori, se non abbiamo questi valori oppure se stiamo portando avanti dei valori che non sono nostri ma che sono di qualcun altro e se noi da piccoli siamo stati distolti da quelli che erano i nostri valori, la scelta sarà difficile, in quanto i valori nascono dal ‘principio di piacere’ ossia quello che mi piace vale, quello che non mi piace non vale e quindi lo respingo. Afrodite/ Venere prima di essere tutte queste meravigliose cose che sono la relazione e l’amore è IL PRINCIPIO DI PIACERE. Il bambino cosa fa? Provate a mettergli in bocca qualcosa di salato quando è abituato al dolce …lo sputacchia perché non gli piace quindi lui i suoi gusti li ha, sono molto precisi, quello che gli piace lo accoglie, quello che non gli piace lo respinge, lo butta fuori automaticamente quindi lo vedete anche con tutte le smorfiettine per cui lui sa che cos’è che gli piace ,ma man mano poi, chiaramente, si sovrappongono tutta una serie di cose nell’ambito dell’educazione per cui quello che gli piace tanto gli viene detto che è schifosissimo…ad esempio la nutella…al bambino piace tanto, ma qualcuno gli comincia a dire che gli fa male e magari lui a 5-6 anni si convince che la nutella gli fa proprio schifo e magari dice: “Quanto sono buoni gli spinaci! Al posto di un panino con la nutella mi faccio un panino con gli spinaci!”Ed è anche convinto che sia giusto così.
Quindi per tanto tempo sarà convinto che gli piacciono tutta una serie di cose che in realtà non è a lui che piacciono, ma magari piacevanoo tanto alla sua mamma; questo però ha, deformato in maniera sensibile quello che è il suo apparato di gusti interni perché per un po’ lui dentro avrà continuato a dire “però a me piacerebbe di più la natulla che questi kaiser di spinaci cotti” però dopo un po’ il meccanismo diventa automatico per cui la nutella non gli piace più e gli piacciono gli spinaci. Però poi quando si porta a casa una tonnellata di spinaci comincia a dire: “ma come faccio io con tutti questi spinaci adesso?” “Non mi piacciono mica gli spinaci!” . Quindi arriva un momento in cui quando le nostre scelte non ci gratificano e quindi dopo che abbiamo scelto non siamo soddisfatt, ma delusi…allora significa che bisognerà andare a rivedere le nostre scelte. E non c’è possibilità di avere una relazione sana se non c’è una scelta sana. Finchè non capiamo quali sono i nostri valori sceglieremo sempre sbagliato: dal vestito, agli amici, e guardate che questo è la cosa che si ritrova di più nelle persone; ci sono persone che non sanno apprezzare tutto quello che gli piace quindi seguono dei valori che non sono i loro, ma sono quelli della famiglia oppure sono diventati addirittura quelli della società; io ho pazienti che arrivati a 40 anni mi dicono : “Ho tutto, però mi faccio schifo…non c’è niente di me che mi vada bene però ho fatto tutto quello che mi sembrava giusto: ho 4 case, 16 macchine, la barca, ho questo, ho quello..ho realizzato tutto quello che esteriormente avrei voluto realizzare…ho pensavo di voler realizzare eppure sono profondamente insoddisfatto …ecco quello è il momento in cui forse c’è qualche cosa che stride cioè quello che abbiamo valorizzato non è quello che valorizzavamo all’interno ma è qualche cosa che ha un valore fittizio, non vero.
Questo accade anche nelle relazioni, quando non sappiamo valutare, non sappiamo scegliere, di conseguenza, ci troviamo con dei partners che poi non ci piacciono che svalutiamo …e non solo, se noi svalutiamo per primi noi stessi non potremo far altro che svalutare gli altri quindi è un percorso più o meno obbligato quello della valorizzazione e della scelta quindi NON C’E’ RELAZIONE SE NON C’E’ SCELTA E LA SCELTA COMPORTA L’ACCETTAZIONE DELLE PROPRIE PROBLEMATICHE E SOPRATTUTTO DELLE PROBLEMATICHE ALTRUI. Quindi SCEGLIERE vuol dire AVER VISTO PERO’TUTTO O QUANTO MENO AVERE VISTO UNA VASTA GAMMA DI COSE anche dentro di noi. SCEGLIERE SIGNIFICA PRIMA DI TUTTO TOLLERARE cioè in ASTROLOGIA il segno che ospita Venere è la Bilancia e la Bilancia si caratterizza per avere questi 2 piatti e questi due piatti già indicano anche che nel segno della Bilancia noi dobbiamo recuperare anche l’altro piatto che è quello di cui per tanto tempo non ci siamo interessati …noi ci siamo sempre interessati della parte che abbiamo potuto sviluppare e accogliere, mentre l’altra parte l’abbiamo messa nel dimenticatoio quindi ritornare a prenderci questa parte vuol dire riequilibrare queste due situazioni, ma nella Bilancia c’è anche la capacità di mediare, la capacità di negoziare e la capacità di tollerare. Quindi non esiste relazione senza mediazione. La Bilancia è un segno d’Aria e l’aria prevede scambio e l’unica cosa che noi non possiamo fare a meno di scambiare è l’aria…noi possiamo anche chiuderci dentro ad una stanza ma l’aria, se non altro quando apriamo la finestra, dobbiamo scambiarla, quindi dobbiamo necessariamente condividere l’aria che respiriamo con qualcun altro.
Dunque ARIA vuol dire SCAMBIARE quindi non c’è relazione se non c’è scambio, ma lo scambio presuppone una grandissima tolleranza presuppone la capacità di negoziare quindi non c’è nessuna relazione che regge se non c’è una negoziazione costante e continua dei propri bisogni; negoziare chiaramente non significa che i miei bisogni debbano essere riconosciuti in assoluto perché allora non sto negoziando ma negoziare vuol dire avere la capacità quindi di dire. Quasi tutte le coppie che litigano tantissimo fanno l’errore più grosso che è quello di non dire. Quindi ci si comporta nel modo opposto in cui ci si dovrebbe comportare perché quando si è innamorati e quindi si ha una forte attrazione verso l’altro e si è molto ben disposti, comunque verso l’altro, quello è il momento in cui bisognerebbe negoziare tutto perché c’è una grande capacità di superare tutta una serie di cose…invece quello è il momento in cui non si negozia niente perché l’illusione che noi abbiamo è quella che l’altro ‘capirà’ che l’altro, ‘se mi ama, prima o poi, capirà’…questa è una frase storica ..che io nel mio studio ho messo a caratteri cubitali.Prima è: ‘se mi ama CAPIRA’’ poi diventa ‘DEVE capire’…perché se non capisce non mi ama. Però questo parte dal presupposto che non si prende mai in considerazione che l’altro è diverso non è uguale…quindi l’altro parte da una psiche diversa, ha dietro una famiglia diversa, sicuramente ha dei valori diversi, sicuramente ha visto nella sua famiglia un film diverso da quello che abbiamo visto noi per 30 anni e non è affatto detto che capisca e poi non sta scritto da nessuna parte, perché neanche noi capiamo perfettamente quello che l’altro è e che vuole. Quindi esprimere i propri bisogni è qualche cosa di fondamentale anche perché quando non vengono espressi comunque li si pretende e si fa un accumulo e quindi quando poi si inizia a svuotare il sacco si svuota un sacco che apre anni di storia come minimo 2,3..5. 15 anni…”ti ricordi quella volta tu mi hai detto…io ti ho detto….” E quindi quello è il momento in cui ci sono tutte le rivendicazioni e tutte le vendette trasversali che vengono fuori e che non solo fanno male, ma portano inevitabilmente le coppie al suicidio. Un’altra caratteristica di cui l’Amore ha bisogno è appunto la tolleranza cioè quando abbiamo imparato a negoziare abbiamo anche imparato a tollerare. Senza negoziazione non c’è possibilità di tollerare; la negoziazione e la tolleranza implicano l’idea che l’altro, solo per il fatto che è diverso, non è stupido. E questo a tutti i livelli anche a livello di relazioni di lavoro, di relazioni interpersonali che ci sono nella nostra quotidianità; quasi sempre le grosse problematiche nascono dalla polarizzazione quindi “io voglio tutto o niente”, questo lo sentiamo moltissime volte, in realtà dalla Bilancia in poi ‘tutto o niente’ non esiste. Bisogna cominciare ad accontentarci di 10 perché a volte 10 è molto meglio di niente e con ‘tutto o niente’ spesso si perde tutto; si perde tutto entrambi. Quindi si entra in un tunnel di giochi di potere che vanno da 1 a 1000, perché all’interno delle coppie i giochi di potere sono fantastici; c’è proprio una spartizione del potere quindi ci sono degli ambiti nella vita in cui ‘governo io’, ci sono degli ambiti nella vita in cui ‘governa lui’; in terapia si chiama ‘contratto nascosto’, perché quando formiamo una relazione, il più delle volte, ci si gioca e si spartisce tutto un potere nell’ambito della relazione ma non è che venga in qualche modo negoziato tutto questo, ma avviene automaticamente come se ci fosse un contratto che entrambi hanno siglato anche se in realtà questo contratto non è mai stato siglato. All’interno di questo, chiaramente, ci sono tutte le varie lotte per cui le coppie litigano tantissimo sulle cose banali, non litigano sulle cose importanti perché le cose importanti metterebbero veramente il dito nella piaga e ovviamente se noi litigassimo, per esempio, dopo un po’ di anni sul fatto se è vero se possiamo stare insieme o no bisogna poi arrivare al nocciolo di questo bisticcio mentre invece se litigamo per il dentifricio, se litighiamo perché uno non ha lavato i piatti, se litighiamo perché tocca sempre a me portar giù la spazzatura, questo mi consente di non affrontare mai il punto cardine, in realtà ogni coppia ha il punto cardine. Se le coppie che vedo fossero delle persone che condividono un appartamento probabilmente riuscirebbero anche a scambiarsi delle parole amichevoli o, per esempio,.se invece si passasse attraverso questa capacità veramente di capire, di dire all’altro che cos’è che fa star male, che cos’è che non si riesce a sopportare e poi negoziare, ci sarebbero più possibilità di poter arrivare ad una ‘coppia’ un pochino migliore.

L’ultimo pezzo delle difficoltà nell’ambito della coppia è rappresentato dall’incapacità di riuscire a dialogare in maniera corretta; quindi noi siamo abituati, quando cominciamo ad alterarci, ad essere arrabbiati, abbiamo questa modalità di comunicazione quasi sempre all’accusa. un po’ perché siamo abituati a proiettare, un po’ perchè noi partiamo sempre dal presupposto che siamo divini e allora tutto quello che ci accade è sempre colpa di qualcun altro. Si parte sempre dal presupposto che l’altro ha sbagliato, che l’altro ha colpa ed è quindi molto difficile poi perché entrambi si mettono sempre nella situazione di difensiva e quando si esce un poco dalla trincea la trincea si difende: qualunque cosa dall’altra parte parta si spara e non c’è nessuna possibilità; per cui una cosa importante nelle relazione è incominciare a parlare e a comunicare in maniera corretta e comunicare in maniera corretta significa non dare giudizi di valore all’altro mentre si sta passando una frase e/o un’informazione. Oggi i giovani hanno la fortuna di essere più rispettati in molte cose, ma nelle generazioni un pochino più grandi, quasi sempre i genitori educavano dando costantemente dei giudizi di valore..quindi uno passava l’informazione del tipo : “ma che ti sei messa addosso…” magari anche con una faccia schifatissima. Tutto veniva passato attraverso un’informazione sbagliata; mia madre mi diceva : “tu non puoi uscire perché io non dormo…” ed io mi dicevo: “perché non prende un sonnifero se lei non dorme?” e questa è un’informazione che lei non dormiva per colpa mia ovviamente per cui io dovevo rinunciare a quella che era la mia vita perché lei non dormiva. Queste sono forme di comunicazione molto scorrette e anche quando noi diciamo all’altro semplicemente la frase: “che cacchio di vestito ti sei messo addosso ‘stamattina..” gli abbiamo passato un tot di informazioni: gli abbiamo detto che il vestito è di merda, che non ha nessun gusto, che fa schifo, e che sarebbe meglio che andasse a cambiarsi ‘sto vestito cioè gli abbiamo dato un tot di informazioni che sono molto diverse dall’usare una frase corretta del tipo: “A me questo vestito non piace però se piace a te va benissimo”. Questo è quello che si chiama un modo corretto di comunicare. Quindi il passare in continuazione valore o svalore nella comunicazione, è uno dei problemi più grossi perché poi si finisce che l’altro non ti ascolta più; le coppie che litigano, anche in terapia, non si ascoltano assolutamente, infatti io, spesso, faccio stare un’ora intera uno zitto – per cui lo vedi morire – però a turno, quindi una seduta sta zitto lui e parla solo lei – e lui scopre tutto un mondo perché, ovviamente, sono dieci anni che non ascolta – e la seduta successiva al contrario; inoltre anche a casa devono fare questo compito che consiste appunto di ascoltare l’altro per un’ora, una volta la settimana, senza diritto di replica e quindi deve stare zitto e viceversa. Questo è un modo per ritornare ad ascoltarsi perché quando si è arrivati ad insultarsi non ci si ascolta praticamente più, cioè mentre l’altro parla, noi si sta pensando a come insultarlo di più e quindi il cevello va per conto suo e non c’è nessuna possibilità di essere ascoltati e di ascoltare e queste sono un po’ le chicche delle relazioni. Per tornare un attimo al Mito di Afrodite, le immagini che il mito ci porta sono immagini archetipiche, chiaramente sono modelli di base, di comportamenti, per cui non è che Afrodite, che l’Amore sia qualche cosa che ha a che fare con un modo particolare di essere ..l’Amore è un’energia, è un’energia universale presente in tutti i miti della creazione. Tutte le mitogenie, le cosmogonie nascono dal fatto che c’è questo principio di Eros, di Amore che poi dà il via alla creazione. Dall’amore nasce poi l’immagine della Terra e del Cielo che si uniscono per cui l’amore è una grande energia universale ed in effetti lo scopo dell’amore è questo: quello di ‘allargare’ la nostra personalità, quello di farci capire che non siamo così piccoli e limitati come solitamente riusciamo a vivere e questa fase la viviamo quasi esclusivamente quando siamo innamorati, quindi lo scopo dell’innamoramento, come dicevo prima, è proprio quello di farci sentire quanto potremmo essere grandi se solo smettessimo di difenderci se solo smettessimo di avere paura se solo smettessimo di pensare non si sa a che cosa, che dobbiamo stare da soli noi due ..cioè l’amore è una forza dilatante, l’amore è uno strumento che serve e che dovremmo sperimentare prima in senso narcisistico in quanto non c’è amore che non parta dall’amore di sé. Quindi la prima fase di qualsiasi possibilità di amare, di relazionare, parte dall’amore di sé, non c’è possibilità; se non amiamo prima noi stessi non ameremo nessuno…non c’è storia, non c’è questa possibilità…l’amore di sé porta all’amore, prima per la mamma, poi per il papà, poi per i fratelli, poi andando avanti all’amore per il compagno che già è qualche cosa attraverso cui recuperiamo moltissimo anche della nostra psiche e qui la proiezione ci serve proprio a scoprire quest’altro pezzo, ma non dovremmo fermarci lì; quindi l’amore dovrebbe essere qualche cosa che allarga costantemente la nostra personalità e quindi quando cerchiamo di includere l’amore in qualche cosa di piccolo e ristretto l’amore non c’è più cioè si rifiuta di esserci, va via, non c’è …l’amore è una grande energia che, passando attraverso queste fasi, può arrivare all’amore universale, all’amore per Dio, per tutto ciò che vogliamo; l’Amore per Dio è semplicemente un’immagine che noi abbiamo di un bisogno di trascendere, di trascendere quello che è il confine personale, di andare oltre, per cui l‘amore è qualche cosa che ci spinge in continuazione ad accogliere e ad allargare sempre di più. Noi riusciamo a vivere questa fase magica nell’innamoramento, ma come finisce l’innamoramento noi dobbiamo imprigionare l’amore dentro qualche cosa di assolutamente piccolo cioè cominciamo ad essere gelosi, non vogliamo più vedere nessuno, non vogliamo che il nostro compagno veda qualcun altro, ecc…cominciamo proprio a restringerlo..lì è il momento in cui crolla. Il mito di Afrodite è proprio il mito della libertà ossia non c’è AMORE SENZA LIBERTA’!Tutto il resto sono tutti surrogati, surrogati che vanno dalla possessività a piccole e grandissime meschinerie o fino anche a modi distruttivi come gli amori sadomaso(?); insomma attraverso la parola amore oggi gira di tutto, da far del male all’altro e al distruggerlo. Questo è quanto di più lontano dall’immagine di Afrodite, di questa dea mitica che, nonostante avesse un marito, era una dea single. Da un punto di vista psicologico, non ci fermiamo solo all’immagine della donna che ha un marito e che chiaramente ha molti amanti, vuol dire anche che l’amore non si può imprigionare dentro ad una convenzione, cioè il matrimonio è una convenzione, una convenzione sociale e spesso l’amore non sta lì dentro, non ci vuole stare lì dentro quindi si libera..ed in effetti lei era una donna estremamente libera, era una donna che sceglieva tutti i suoi patners e in che modo li sceglieva? Lei individuava il partner ma chi faceva scoccare, diciamo, la scintilla, era Eros , suo figlio; quindi Afrodite aveva questo(? Bimbo?) che era una specie di putto (ma non è proprio il putto che vediamo tutti il 14 febbraio, tipo l’angioletto, comunque è un’immagine esterna a lei ) e questo significa che tra il momento in cui lei sceglie e il momento in cui questa freccia va a cadere c’è uno spazio in quanto si deve rivolgere ad un’altra persona e questo indica che non esiste amore se non c’è razionalità . Questo sembra un’eresia, tutte le volte che lo dico sembra un’eresia; in realtà proprio perché l’amore ha bisogno di scelta, tanto più ha bisogno di valutazione e la valutazione ha bisogno di mente, di ragione, non c’è amore senza ragione, tutto il resto è passione, è impulso, è una spinta verso la riproduzione, è qualcosa che nasce dall’inconscio, che serve anche lui per carità, non c’è niente che non serve di quello che viviamo, ma non è AMORE.
 
   
 
INFORMAZIONI SULL'ARTICOLO
 
Conferenza di Lidia Fassio tenuta a Jesi (An) il 13 Febbraio 2004
   
 
INFOMAZIONI SULL'AUTORE
 
Lidia Fassio - studiosa di psicologia - simbolismo - mitologia e medicina psicosomatica.

Appassionata di astrologia da oltre 20 anni : allieva di Lisa Morpurgo; ha fatto parte del gruppo di Milano. Da anni ha individuato le strette connessioni tra astrologia e psicologia ed ha integrato le due discipline in un particolare metodo di lettura che insegna nei suoi corsi.
Ha partecipato a vari congressi nazionali ed internazionali in qualità di relatrice. Scrive su riviste specializzate.

Tiene corsi, seminari e conferenze di astrologia umanistica in tutto il territorio nazionale.

E' moderatrice della mailing list Convivio Astrologico di M. Olmeda collaborando all'omonimo sito.
E' torinese - E' Capricorno ascendente Ariete e Luna in Leone.
E' caposcuola nel cercare di far riconoscere agli astrologi un vero e proprio ruolo professionale; sostiene da anni la necessità che l'astrologia abbia una vera e propria "formazione" che prepari alla professione di "counsellor".

Nel sito www.eridanoschool.it si avvale della collaborazione di numerosi colleghi e di allievi.