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IL MATRIARCATO NEL MITO D’ISOLDA E TRISTANO
a cura di Alessio Di Benedetto
   
 
IL MATRIARCATO NEL MITO D’ISOLDA E TRISTANO
Il creatore della melodia e harmonia infinite, Richard Wagner, ha attinto perlopiù le notizie della leggenda tristaniana dal poema (lungo ventimila versi) di Gottfried von Straßburg (sec. XIII), elaborandolo con estrema libertà. Già dall’epoca degli studi di letteratura, svolti dal compositore a Dresda, Wagner aveva conosciuto la versione che, della narrazione cavalleresca, aveva dato lo studioso Kurtz in tedesco moderno, versione uscita nel 1847 in seconda edizione. Richard arriva, infatti, non solo a modificare la saga, ma ad interpretarla in maniera sì magistrale da estrarne – senza alcun tabù – il vero significato. Egli svela che noi – come diremmo oggi – siamo prigionieri di un universo elettromagnetico in cui tutto è virtuale e apparente. Tuttavia, l’Unità sarà raggiungibile, unicamente se riusciamo a strappare il velo di Maya che occulta l’essenza delle cose. E il miracolo lo può compiere soltanto l’Àmor, quello che passa attraverso gli occhi e l’intelligenza del cuore, facendo dei due amanti un unico corpo, un unico spirito e un unico pensiero. Vi è inoltre bisogno della compassione che annulla la differenza fra noi e gli altri. Necessaria è anche la redenzione, ovvero la liberazione finale dalla materia che c’incatena alla diversità illusoria.

Lo scavo interiore che il compositore compie, attraverso l’interpretazione dei suoni, risveglia un vulcano che era rimasto inerte per molti secoli. Ne scaturiscono i sogni archetipici di un’umanità decaduta e il bisogno di ascendere verso le Rose della Dea, mediante riti alchemici. Questi sono officiati da Madonna Isolda , la sacerdotessa d’Irlanda, che fa da guida all’iniziazione maschile nei misteri dell’amore, della vita e della morte. Per questo Wagner elimina tutti gli accadimenti secondari e i personaggi superflui del poema epico. Molto probabilmente, essi erano stati introdotti dalla civiltà cortese e cavalleresca. Bisognava piacere ai principi o ai duchi della Bretagna e dell’Occitania o Lingua d’Oca nel XII e XIII secolo. In questo modo, il compositore umanizza ed interiorizza la leggenda celtica, zeppa d’innumerevoli peripezie. Così i protagonisti principali sono solo due, accompagnati dai rispettivi tutori Brangania e Kurwenal, oltre a re Marco e a Melot, il traditore di Tristano. Sei personaggi in tutto, con una scenografia ridotta al minimo.
Il I e il III atto hanno il mare come elemento preponderante. È l’acqua o elemento femminile, che incornicia, in una mistica liturgia, il giardino del II atto, nella reggia di Re Marco, dove gli amanti cantano il loro Inno alla Notte. Essi inneggiano all’Amore come ricerca di un centro unificatore. Abbandonano la sfera sensuale, dell’appropriazione egoistica e pervengono all’abbraccio infinito presente nello stato primordiale da riconquistare.

I protagonisti si sono consacrati alla Madre Universale. Si amano non per effetto esteriore del filtro magico, ma sin dal primo incontro. Tale incontro costituisce l’antefatto, narrato e non rappresentato. Ci riferiamo ad Isolda che cura Tristano, sotto il falso nome di Tantris. Costui era stato ferito da Morold, che in Wagner diviene il fidanzato di Isolda la Bionda. L’eroe irlandese è quindi lo sposo della Signora della Notte. Egli ferisce Tristano con la spada avvelenata, per introdurlo in un altro mondo. Wagner semplifica pure le tre Isolde della leggenda (Isolda la Maga, la Bionda, dalle Bianche Mani). Come in un simbolismo sacro, trinitario, le riduce ad una soltanto: la pura, la sacerdotessa, la bella dai capelli d’oro, che nomina sua madre semplicemente come alter ego. Anche qui, l’intuizione musicale, riferita alla Dea Notturna Una e Trina (ondina, maga e maestra), è di una genialità incomparabile, che non si riscontra in altri autori. Il Maestro sintetizza così, in quasi quattro ore di musica e dramma, un mito che affonda le proprie radici nell’antichità più remota.
Inoltre, la riduzione a solo due personaggi principali maschili nasconde un simbolismo con un significato molto profondo. Tale riduzione sintetizza lo scontro fra due visioni del mondo e due concezioni politico-sociali antitetiche. Re Marco è abbinabile alla società patriarcale, al Cattolicesimo, all’istituto matrimoniale, all’agape, al sistema feudale, alla repressione del femminile e delle sue virtù sacerdotali. Sicché, Tristano rappresenta, con Isolda la sua Maestra Occulta, il matriarcato, il paganesimo, il celtismo, l’Eros, l’Àmor, l’energia cosmica, il Catarismo, lo Gnosticismo, le filosofie neoplatoniche, il principio centrifugo femminile che tutto abbraccia con la sua compassione.
Isolda, la tessitrice del destino umano, imbastisce perciò la regia. Organizza le prove da superare, per raggiungere la verità dell’amore come forza di natura e la sua alchimia come bene eterno e spirituale. E quest’alchimia si realizza per mezzo della Coppa, durante il primo atto. È la Coppa Graalica che contiene il Filtro di Morte, in quanto superamento del molteplice in unità superiore. La bevanda è, come nei riti dello sciamanesimo celtico, il sostituto dell’allucinogeno, che viene adoperato nelle libagioni. Isolda, quale Sacerdotessa dell’Isola di Man, officia il rito verso la fine del I atto, quando la nave è quasi giunta a destinazione. Svolge, pertanto, un ruolo simile a quello della Beatrice dantesca. È colei che mostra la nuova via verso il crepuscolo terreno, affinché appaia la sfolgorante luce delle Nozze Sacre. È la Regina di un nuovo regno, ove le Grandi Iniziate insegnano come liberarsi dall’inferno del karma.
Accompagnano in continuazione la scena ed il testo due altri archetipi collettivi: la Notte e il Giorno. La prima rappresenta l’ombra, l’inconscio, l’istinto, l’essenza, il misticismo, l’Oriente, il Toro e il Serpente, la Dea Madre, Dioniso, il sogno di un amore totale, perfetto, pieno d’ebbrezza, l’estremo abbandono e la dedizione completa, la tolleranza e la comprensione. Il secondo esprime l’apparenza, l’aggressività, la divisione, il calcolo, la prestazione, l’eroico, l’onore, le regole sociali, i diritti matrimoniali, il possesso, l’Occidente, il Leone, il Padre, Apollo. Al Giorno sono associati Re Marco e Melot, mentre la Notte è cantata da Tristano e Isolda. Il primo cavaliere combatte per la Gran Madre uccisa dall’Occidente ed infine muore, nel corpo, insieme con l’ultima delle profetesse.

Fra gli atti, da questo punto di vista, vi è un’alternanza continua. Nel I, in cui la Coppa rappresenta il nucleo espressivo, si procede dal Reame della Notte (l’Irlanda) al Regno del Giorno (Cornovaglia scozzese). Nel II, l’azione interiore si svolge nel giardino della reggia di re Marco. Qui la fiaccola, che Isolda spegne quasi subito all’inizio dell’opera, è l’ultimo baluardo dei “fantasmi del Giorno”. Continua la più bella melopea dedicata alla Dea notturna, il Duetto d’Amore, interrotto brutalmente dal ritorno improvviso dei cacciatori, al seguito del re. Il III atto, infine, si apre nei possedimenti di Tristano a Kareol (Notte). Poi arriva re Marco (Giorno), su cui trionfa definitivamente l’Ombra di Afrodite nel canto d’Isolda che “muore” sul corpo di Tristano.
La leggenda cavalleresca subisce, nell’elaborazione wagneriana, un’inevitabile attualizzazione romantica. Ma se teniamo presente che il Romanticismo consiste proprio nel recupero del Medioevale, del matriarcale, del paganesimo, dell’ermetismo e misticismo delle tradizioni arcaiche, proprio tale visione del mondo, più di qualunque altra, poteva recuperare, nella sua intima essenza, il vero significato del mito. Oggi sappiamo, dagli studi scientifici sui neutrini, che questi sono i trasportatori della “Energia Debole”. Vogliamo riferirci all’amore che si manifesta, sotto molteplici forme, sia nella forza gravitazionale che tiene unite tutte le cose del mondo, sia nell’Harmonia dei contrari che canta la trama nascosta in tutto il cosmo.
L’opera di Wagner è il trionfo dell’Intelligenza del Cuore, che ricompone ogni cosa contro la polverizzazione del giorno e la sua desertificante logica quotidiana. Ma gli spettri del giorno (Re Marke e Melot) , schiavi come sono di una visione comune dell’esistenza, non potranno mai capire le realtà multidimensionali racchiuse nel Giardino del Loto. Non percepiranno mai gli infiniti fili che ci legano a tutti gli universi molteplici, come affermava Giordano Bruno. Solo in una simile prospettiva si può intuire appieno l’irrisione da parte d’Isolda nei confronti di Brangania nel II atto. In quel punto dell’opera, l’ancella si rimprovera di aver sostituito il Filtro di Morte con quello d’Amore, causando disonore e angoscia. Perciò la profetessa d’Irlanda le rammenta: “Monna Minne non conosci? Non la potenza dei suoi miracoli? (…) / Vita e morte sono a lei soggetti” (vv. 920-30).
Inoltre, il compositore rivive in prima persona, fino a farla scoppiare, in tutto il suo pregnante significato, quella tradizione esoterica dell’Amore-passione che, nata nel XII secolo in Occitania presso le corti trobadoriche fra Tolosa, Carcassonne, Béziers, Foix e Montségur, proprio nella leggenda celtica di Tristano e Isolda aveva riversato il suo credo, il suo misticismo e la sua filosofia. Il culto dell’Amore-passione, tipico dell’eresia catara medievale, costituisce la struttura portante dell’ideologia wagneriana in quest’opera (vedasi, cap. 20.). Questo modo di essere scorre come fiume invisibile negli stessi motivi melodici antitetici (manichei e dualisti). Essi si diramano da un centro sonoro verso l’alto e verso il basso, fino all’elevazione finale dell’ultimo accordo che ascende e si trasfigura nell’immaterialità del silenzio. Sembra quasi di “vedere” ed “udire” la spiritualità silenziosa dell’energia cosmica, da cui tutto scaturisce e che “risuona” in ogni cosa. È il codice manicheo wagneriano che si nasconde entro le più intime fibre del suono e che solo un attento analista può individuare con certezza.
L’esempio più evidente, che in questa sede ci permettiamo di riportare, è il famoso “Tristan-Akkord” che si ode all’inizio dell’opera, dopo l’attacco ascendente-discendente del violoncello. L’inconfutabilità dell’interpretazione risiede nel fatto che tale armonia appare per ben 150 volte nel corso del dramma: è il messaggio ancestrale dell’androgino originario che è stato scisso nelle due metà, maschile e femminile. Nella musica tristaniana, il simbolo dell’androgino sonoro è l’accordo di MI+ (mi-sol#-si). In questa struttura, la base sessuale della kundalini (MI) è divisa in due parti perfettamente complementari e simmetriche: il MI si scinde nei due suoni più vicini, quello immediatamente superiore (FA) e quello immediatamente inferiore (RE#). Si forma così il famoso accordo (fa-si-re#-sol#), che giustamente fu soprannominato dai primi esegeti “Todes-Akkord” o Accordo di morte. Esso rappresenta la caduta nella voragine del tempo, da cui gli innamorati devono uscire per riconquistare la libertà di danzare come angeli nel cielo:

All’inizio del III atto, Tristano giace in fin di vita su una rupe prospiciente il mare del suo antico castello di Kareol. Il nostro campione è in preda a visioni di post-mortem. Rivede, mediante il flusso magico della triste melopea adediretta suonata dal pastore, la sua tragica nascita e la dolorosa esistenza. Egli raggiunge, così, la sua essenza più intima, il passato più remoto che si fa presente, un presente carico di avvertimenti per il futuro dell’umanità. Le sue percezioni extrasensoriali sono un presagio per un genere umano che ha smarrito il senso del cuore, dell’amore e della natura.
Di solito è la donna che bisogna cercare in isole lontane. Lei adombra l’altra metà divina della madre fisica, e l’altra parte dell’eroe stesso. Detiene il filtro della vita eterna e conosce l’erba magica che permette di tornare liberi nel mondo dell’“Harmonia delle Sfere”. L’equilibrio eufonico della ragnatela vibratoria cullava il nostro spirito, prima della ri-nascita materiale. Allora, il giubilo melopeico della “Musica sotto le Acque” acquietava tutte le nostre brame; giacché era il tempo in cui la Terra donava ogni frutto, il lupo non mangiava l’agnello e dominava l’incanto dolcissimo di Iside e d’Orfeo.
Appena superato il secondo settennio della sua preparazione, Tristano (Horus) deve affrontare il Gigante (Seth), Morold l’irlandese, il Drago, il Minotauro, Cerbero. Nulla a che vedere, dunque, con i giganti Fafner e Fasolt del Ring, presenti nella “Tetralogia” wagneriana. Costoro, infatti, sono la pura espressione della fisicità; essi rappresentano gli ego spropositati, a guardia del tesoro o della vergine pulzella, di cui non sanno che fare. Morold è invece - allo stesso modo di Tristano - anch’egli un eroe, col preciso compito d’allenare i giovani iniziandi a varcare la soglia dell’autoannientamento della Logica per rinascere nell’Intelligenza del Cuore (la Dama). Al pari del Minotauro cretese, egli chiede un tributo di giovani e ragazze, appartenenti alle migliori famiglie, per rinvigorire la scuola esoterica del Graal.
Sveliamo, allora, fino in fondo, il messaggio occulto del simbolismo mitico. La vera essenza di Morold è il matriarcato (l’Àmor), sempre temuto dal patriarcato (la fredda logica), che ha cercato ininterrottamente di screditarlo con ogni mezzo. Morold è il messaggero delle profetesse d’Irlanda, quelle che insegnano a leggere nei misteri del mito, rivelano inoltre la magia del fare ed indicano la strada che porta di nuovo all’interrelazione globale della vita.
Interpretiamo in chiave informatica e secondo la fisica eretica del III millennio questo messaggio. Visto che il mito si situa al di fuori del tempo e dello spazio, il suo contenuto è eterno. Continua ad agire nel mondo contemporaneo e può aprirci gli occhi sulle altre dimensioni, dalle quali ci separano solo sistemi diversi di vibrazione. Noi siamo vibrazione, siamo immersi nella vibrazione. La “realtà” è una sinfonia, di cui noi conosciamo appena qualche strumento musicale. E qual è questo contenuto nascosto del mito?
Il Mondo che ci circonda è fittizio. Potrebbe essere il prodotto della proiezione di un computer cosmico. Questo trasmette alla nostra mente immagini di “realtà”, che sono soltanto impulsi elettromagnetici, trasformati dal nostro cervello in sensazioni fisiche. Anzi, come rappresentato nel film Matrix dei fratelli Wachowski, siamo direttamente collegati a questo computer. Le “macchine” (la perversione patriarcale) lo hanno costruito per tenerci sotto controllo. Insomma, crediamo di vivere in una dimensione fisica, mentre stiamo solo “sognando”. Lo scopo? Alimentare le macchine che vivono della nostra energia. E le macchine sono il simbolo della Logica del profitto e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo!
Come recita Morfeo nel film: “Matrix è un mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità”. Ma qual è la verità? Che tutto deriva da una simulazione individuale e collettiva! Anche i percorsi graduali della conoscenza sono quindi il prodotto dell’inganno. Solo riattivando la parte destra del nostro cervello, quella della creatività, della Musica, della dignità, dell’esperienza di vita vissuta e non semplicemente immaginata, oppure dell’Àmor praticato e non solo teorizzato, potremo scollegarci dalla Matrix, che per Tristano è la fedeltà a suo zio Marke, la fedeltà al sistema che trasmette il filmato della “desertica realtà”: guerre, sciagure, paure…

Ma c’è bisogno di un atto volontario, libero e deciso per comprendere come stanno veramente i fatti. Nel film è la scelta che Neo, l’eletto, deve compiere tra pillola rossa e pillola blu. Nel Tristano di Wagner è la scelta tra il Filtro di Vita e il Filtro di Morte. E qui diviene chiara la genialità del compositore tedesco nel risalire alle fonti del mito. Tristano decide di “incontrarsi” col messaggero della Principessa d’Irlanda, il quale gli indicherà la soglia da attraversare: l’isola dove tramonta il Sole e sorge la Luna. Nell’altra dimensione, sarà Isolda a porgergli la Coppa con il “Filtro di Morte”, che in verità è il Filtro d’Amore, il filtro degli infiniti mondi e della coscienza rinnovata. Il significato profondo è che proprio la tanto osannata logica tiene collegato Tristano ai “fantasmi del giorno”, di cui la sua mente fa parte. Non ci si libera dalla Matrix e dalla sua bassa vibrazione col ragionamento, ma con la forza del sentire, del “vivere” e dell’intuire. Solo allora risuonano le corde infinite della sublime Melodia che scorre fluida nei suoi infiniti vortici temporali, senza fine e senza inizio. Una vita fluente ed inarrestabile di cui bisogna essere coscienti. Non provare ad amare, ma ama, senza limiti di tempo e di spazio. Non immaginarti d’essere libero, ma fai ogni cosa con libertà. Non pensare di esser Dio, ma agisci come lui, poiché stai guardando lo specchio della tua vita eterna. Diversamente non si fa altro che sbattere la testa contro le pareti del nostro “confortevole” carcere. Non contemplare nuove strade, ma percorrile. Gioca, non guardare gli altri giocare. Fa che ogni suono che emetterai nel cosmo risuonante sia sempre il frutto della tua voce.
Rifuggi, pertanto, le leggi senza senso, la ridicola fede matrimoniale imposta, le convenzioni che t’imprigionano. Il Dio-dittatore che ti giudica, il potere che ottunde il pensiero, la scuola che inculca tutte falsità, la conoscenza pilotata.
Disdegna l’occultamento delle infinite dimensioni, la crisi energetica inventata, la paura dell’ignoto, il tabù che ti cabla il cervello, la fede che ti spegne i neuroni della mente e dello spirito.
Ripudia la scienza ingannevole che ti trattiene in questa assurda realtà. Il terrorismo di stato, le notizie destabilizzanti, l’odio inventato, la malvagità creata ad arte, il nemico che ti spia.
Sconfessa una “civiltà” misurata dalla quantità e non dalla qualità, la competitività come valore assoluto.
Evita il sonno profondo indotto, mentre “viviamo” nella bara dell’esistenza illusoria, il rifiuto dell’utopia, del sogno, il rigetto dei Nuovi Mondi.
Riscopri l’Uomo Nuovo senza più elettrodi al cervello, l’Antica Melodia, nascosta dai rumori assordanti di un mondo in sfacelo, l’Harmonia del Mondo occultata da secoli di menzogne…
L’eletto può arrivare alla comprensione logica del problema, ma non può andare oltre. Siamo esseri a metà. Harmonia significa unità dinamica degli opposti. Bisogna, pertanto, trascendere il linguaggio ed il ragionamento. Solo allora risuona la gran sinfonia del Mondo. Isolda possiede la chiave per aprire la porta dei cunicoli temporali ed indica a Tristano la via per attraversarla. Ma solo una fuga a due è una fuga “pura e perfetta”. Perciò Tristano la prende per mano. Egli ha riacquistato la capacità di considerarla la dea della sua vita. Ha strappato il velo delle false apparenze. Il suo canto è ormai etereo, terso, fluido. A quel punto, pure la profetessa compie il suo atto iniziatico.
La funzione della Domina è scritta nel suo nome. Il nome Isolda è collegabile alla mistica lunare di Iside. Le parti che lo compongono sono ISIS-HOLDA, ossia “La Filatrice della vita”, non solo terrena ma anche celeste. La principessa d’Irlanda acquisisce, in tal modo, le caratteristiche simboliche delle Madonne Nere, che in seno hanno il seme celeste della nostra Madre Terra, quel seme giunto dalle insondabili tenebre dello spazio intergalattico. Isolda è la portatrice della linea di sangue reale, del DNA Mitocondriale. È colei che ci tende la mano per farci sentire la pienezza della vita infinita. È la Madonna che canta le note dell’Antica Melodia. È colei che svela la continuità del Tutto, nella bellezza eterna della beatitudine.
Torniamo, però, indietro nel tempo, riprendendo le trame della nostra Matrice.
Non è solo la filosofia schopenhaueriana che si manifesta nelle opere wagneriane, prima ancora che egli legga Il mondo come volontà e rappresentazione, ma soprattutto il pensiero dei testi sacri induisti e buddhisti, dei quali abbondava la sua libreria. Ricordiamo i più indicativi tra quelli presenti nell’attuale Biblioteca di “Villa Wahnfried” a Bayreuth in Baviera: Hitopadeça (Raccolta di antichi miti indiani); Ramayana (Epopea artistica); Sutta-Nipata (“Canone Pali”); Rigveda (Il più antico monumento della spiritualità aria); Bhagavadgita (Episodio filosofico del Mahabharata); Upanishad (Redazione dell’Ouppnekhat); Indische Sagen (di Holtzmann). In questa prospettiva sapienzale, Isolda rappresenta il tabernacolo sacro, colei che pratica la magia sessuale tantrica per raggiungere la rigenerazione ermetica e gli stati di coscienza superiori. Come nel caso del Catarismo , tale pratica non è affatto finalizzata alla semplice riproduzione dell’uomo su questa Terra, bensì al passaggio più immediato negli altri universi paralleli (druidismo), dove risuonano livelli vibrazionali più sottili.
Morold è, allo stesso modo di Cerbero, il custode del Nuovo Mondo, di cui Isolda adombra il Tempio interiore. Avere la visione della donna aurea significa dissolvere l’attaccamento perverso al mero visibile e partecipare alla danza cosmica; significa impossessarsi del Tridente di Poseidone o di Shiva, del Tricuspide di Manannan Mac Lir, l’Orfeo dell’Isola di Man, il proteiforme maestro di Tristano. L’allegoria del Trifido, o l’imago della Triade sacra (Isolda la Maga, la Bionda, la Bianca) rimanda alla forza sciamanica che trasforma la nostra limitata fisicità, ossia il Drago-Serpe, in Aquila, vale a dire nel Serpente piumato o Colomba .
Superare il Minotauro, fuor di metafora, diviene così lo stimolo verso la scienza olistica dell’Universo: congiungere sempre e giammai frammentare i vari aspetti della conoscenza, del micro e del macrocosmo. Tali aspetti sono la vera rete dell’esistenza molteplice nell’incavo del tempo immobile e perenne. Le Tre dimensioni materiale, animica e spirituale si riuniscono in un tutt’organico. Esse sono soltanto diversi sembianti della coscienza superiore, la quale s’espande fino a “sognare” e “sentire” l’interrelazione totale del creato. Eppure, è giocoforza - per trascendere la parte più grossolana con lo slancio fantasmagorico dell’intuito - sacrificare la forma più corporea dell’io.
Ebbene, Tristano sconfigge Morold e gli stacca il capo dal collo. Nel corso del combattimento, però, è ferito da un “ferro avvelenato”, simbolo del contatto con l’aldilà e col Tempio interiore. Il veleno di Lucifero (la Volontà di Conoscenza) penetra così nel corpo di Tristano. Cosicché il valoroso guerriero, in quel mentre, diviene il campione dello spirito. Punto dal serpente alato (energia orgonica e sostanza dell’universo) diviene egli stesso serpente di saggezza. Il “ferro avvelenato” si configura come mezzo per uscire dal labirinto, verso le braccia della profetessa, che tesse le fila del destino. Si chiarifica, in tal modo, la visione celestiale dell’Isola di Avalon: la conoscenza diviene vita. Essere e Conoscenza, finalmente riunificati, dopo i perversi occultamenti che ne fece l’arconte arrogante Jeowa: servirete a me, sempre sottomessi, alla mia sete di potenza. Essere e Conoscenza, non più divisi ma riconciliati nella Coscienza dionisiaca, che supera il diabolico dualismo della Matrix.
In tal modo, il prode “diviene sacro” (sacrum facĕre). Immola la sua parte più bruta e rinasce laddove gli Spiriti della Natura l’attendono con il calderone battesimale per la Gran Rigenerazione. Tagliando la testa a Morold, il valoroso s’impossessa dei poteri del “capo sacro”, poteri che appartenevano al Serpente-Minotauro, il portatore della luce sfolgorante dell’aldilà (Lucifer-Prometeo). Tristano rinasce quale Morold, ma è già molto di più . La malattia, che gli invade il corpo, la cancrena, lo rende superiore. È l’allegoria di un cambiamento interiore, del Pegaso alato che si sostituisce all’uomo d’armi. Scaturisce, in tal modo, prorompente ed irrefrenabile, la memoria mitica contenuta nel nostro DNA, che è soprattutto DNA femminile, Mitocondriale. Noi siamo, geneticamente, della stessa sostanza della Dea Madre Ninti, la genitrice dell’Uomo Nuovo.
Così l’eroe può abbandonarsi ai flutti della vita su una zattera del divenire che lo condurrà verso la scoperta dell’omphalos o del centro spirituale dell’umanità, il Walhalla Iperboreo, al fine di sacralizzare la nuova realtà. Cosicché egli rinnova se stesso, il mondo ed il cosmo. Dubbi e paure sono scomparsi. Il disfacimento del corpo è la metafora di Tristano che muore alle apparenze razionalizzanti del Giorno per risorgere nel mondo lunare dei sentimenti. Finalmente scollegato dal computer che trasmette questa “desertica realtà”. A quel punto, l’età dell’òro torna di nuovo a risplendere. Siamo - ancora una volta - nella dimensione dell’Essere. Occorre però dirlo ad altri, reinserendosi nella società di turno, sebbene disprezzo ed incomprensione siano il prezzo da pagare. Messianesimo ed altruismo, però, corrispondono al cammino iniziatico. La Razza Scelta è venuta per servire il messaggio primordiale: amare l’Uomo Nuovo in nome della Croce celeste di Nibiru, simbolo dell’incontro tra razze intergalattiche. Purtroppo, quel simbolo di pace fu adoperato da JHWH, nella nostra dimensione terrestre, per crocifiggere i Grandi Iniziati.

Non possiamo fare a meno di pensare all’insegnamento messianico racchiuso nel comportamento del cavaliere scozzese. Prometeo sottrae il “Fuoco Sacro” agli Dèi e lo dona ai suoi figli. Tristano s’“impossessa” d’Isolda, la sacerdotessa della scienza tantrica. La dona agli uomini, perché anch’essi intraprendano il retto cammino della saggezza notturna, non certo perché ne facciano un uso deplorevolmente materiale, di cui il “matrimonio di stato” è la manifestazione più indegna. Nessuno comprenderà il messaggio della rinuncia e dell’autoannullamento. Per la qual cosa agli eroi non resterà altro che ritornare nel Nulla Organico, d’onde vennero. La trasfigurazione attraverso il suono sarà la loro danza energetica di Shiva e Shakti, del Fallo e dell’Utero, della Spada e della Coppa, della Croce e della Rosa.

Tutti questi elementi sono i simboli più espressivi d’una società matriarcale di tipo esoterico. Quale novello Orfeo, Drustan ha bisogno però di un’altra chiave per dischiudere il nuovo sigillo: cantare e suonare l’arpa, affinché s’aprano le porte della Sapienza Aurea (Isolda dalle Bionde Trecce). Le donne stimolatrici dell’estasi mistica costituivano il più gran segreto dei misteri orfico-dionisiaci. E lo fu anche per le sacerdotesse d’Irlanda.
È bene però ricordare che il passaggio dalla civiltà matriarcale a quella patriarcale ha determinato - da parte di quest’ultima - un giudizio negativo su tutte le rappresentazioni, le immagini e le allegorie notturne. Fu, innanzitutto, a causa della vittoria del patriarcato semitico-cristiano e in secondo luogo - anche se in misura minore - di quello greco-romano, che la simbologia attinente all’ordine lunare acquisì, sempre più, connotati di orrido, d’oscuro e d’inspiegabile. Ciononostante vi fu sempre la persistente necessità degli eroi solari d’entrare in contatto col mondo delle tenebre, per riscoprire l’immaginazione creativa che tutto in sé contiene. Così Perseo mozzò il capo a Medusa, dal quale si levò il cavallo alato Pegaso. Tiresia, a causa della sua cecità fisica, acquisì il dono della preveggenza. Orfeo si reca nel mondo degli inferi. Enki va nell’Abzu.
Dopo l’invasione degli Dèi solari, i centri vitali della sopravvivenza matriarcale si spostarono al nord, in Irlanda. Proprio colà, tutti i personaggi femminili, ostentati con tratti negativi, celarono un segreto inconfessabile, che sconfessava l’incosciente abbrutimento del patriarcato emergente. Le dee bollate come poco affidabili - oppure categoricamente scomode - sono perlopiù le messaggere della controcultura, quella che arreca danno al potere costituito, specialmente a quello ecclesiastico. Parimenti, le sacerdotesse Isolda e Ginevra sono spacciate per adultere dall’incipiente società maschilista degli Inglesi invasori. La più bieca propaganda ideologica dell’Ekklesia le considera streghe e prostitute, come Maria Maddalena, pure lei sacerdotessa cristiana, che il solo nominarla è già peccato. Le ipotesi d’adulterio e di prostituzione servono per infangare la loro memoria e far sì che su di loro non si possa più indagare. Ecco perché, persino Morold, che ha tutte le qualità simboliche di Messaggero del Graal, è presentato con tratti barbarici, malvagi, orrendi. Del resto, proprio la mole gigantesca - tutti gli Scoti apparivano tali ai Romani - gli aveva permesso, prima dell’arrivo di Tristano, di chiedere indisturbato il “tributo” di giovani e ragazze. Egli rinverdiva, in tal modo, i discepoli dell’Isola felice, conducendoli presso l’Accademia di Peel Castel nell’Isola di Man, affinché scoprissero la verità.
Lasciamo che sia Joseph Campbell a riassumerci la caduta - quantomeno di organicità - verificatasi nel passaggio dalla civiltà dell’Òro a quella del Ferro:
“La concezione patriarcale si distingue dalla preesistente concezione arcaica separando gli opposti delle coppie - il maschile e il femminile, la vita e la morte, il vero e il falso, il bene e il male - come se si trattasse di assoluti e non di aspetti di una più ampia realtà. Una simile concezione può essere definita solare, in contrapposizione a quella lunare, poiché, mentre l’oscurità è l’opposto della luce solare, nella luna luce ed ombra sono compresenti.” .
Proprio il dividere, differenziare, analizzare e teorizzare, solo con la mente meccanicistica, ma senza più l’ausilio del cuore e dell’intuito, divennero i vizi del mondo patriarcale “illuminato”. Per l’appunto il fideismo teorico più puro - occorre sempre rammentarlo - portò inevitabilmente alla sopravvalutazione di tutto ciò che atteneva alle divinità solari (simboli della luce apparente, della desertica razionalità e del puro calcolo) . Si trascurò così, in modo perverso, ogni considerazione che tenesse conto degli aspetti irrazionali, dionisiaci e pertanto musicali ed inconsci, costituenti l’elemento vitale di tutto l’esistente. Il risultato di tale atteggiamento interiore fu ed è, ancora oggi, la Terra Desolata, dove “gl’insetti umani” credono - con l’ausilio della loro meschina macchina cerebrale - di essere dei punti autosufficienti.
Dal canto loro, invece, le antiche società matriarcali erano maestre nella concezione olistica, oggi in via di recupero, in particolare nell’ambito della fisica elementare della materia, proprio nello studio delle microparticelle e dei neutrini. Nei confronti di essi, senza intuito, senza coscienza delle analogie universali, come anche senza mistica dello sviluppo harmoniko con l’ecosistema è impossibile una loro catalogazione, individuazione ed analisi. I parametri tempo-spazio non sono più quelli dell’uomo ad una sola dimensione. L’uomo, appiattito nella moda più funesta della razionalità a tutti i costi, non può, infatti, quantificare e teorizzare ciò che è polidimensionale e polimorfo, o addirittura collocabile in divenire in un altro universo multiforme. Quando si va dal troppo piccolo al troppo grande, il cervello umano scoppia! Tutte le sue organizzazioni mentali non reggono più. Ma quanti saranno disposti ad attraversare il Ponte Periglioso?
Le società governate dalla saggezza della Gran Madre Universale già conoscevano che in tutto l’esistente s’adombrava uno sterminato organismo. Ogni elemento s’interrela - in maniera proteiforme e diveniente - a qualsiasi altro, che l’osservatore influenza e da cui è, nel contempo, influenzato. Dalla Sumer arcaica all’Egitto predinastico, dall’India antica alla Creta minoica, dalla Grecia pelasgica (all’epoca di Creta e di Troia) fino all’Irlanda preceltica, si diffusero i principali centri della Coscienza Harmonikale (in un granello di sabbia vi è l’intero Cosmo).
Va anche detto, di passata, che il Matriarcato arcaico, più volte nominato, ha ormai poco a che vedere col femminismo d’oggi, ombra perversa dei peggiori vizi patriarcali, incamerati lungo il corso di secoli di diseducazione istituzionalizzata. La causa decisiva della decadenza scaturisce dalla sopravvalutazione della mente, del visibile, della moda, del denaro e del materialismo più smaccato.
Quantunque essenziali, i simboli non sono però sufficienti per la rigenerazione e per riconquistare la “Magia del Fare”. Tristano deve diventare cinghiale, come détta l’iniziazione sciamanica, barda e druidica. Al pari degli altri sciamani Wotan e Merlino, egli ha il potere di mutare forma. Assumerà, pertanto, le sembianze dell’animale sacrificale proveniente dall’oltretomba e s’eleverà verso la conoscenza universale. L’eroe sarà pure ferito alla coscia sinistra, dove risiede l’essenza dionisiaca ed estatica, al pari di Tammuz, Attis, Cibele, Adone, Ulisse e Diarmuid: dèi ed eroi, figli e sposi della Madre Cosmica, morti nella logica e risorti nell’Àmor.
Ecco perché Gottfried fa pronunciare a Morold le seguenti parole:

“Sappi che questa ferita
ti darà certo la morte. (...)
Sei ferito d’una spada
che un veleno ha in sé mortale.
Medicina né buon medico
guariran quella ferita,
se non mia sorella Isotta,
che d’Irlanda è la regina,
che di erbe e di radici
ben conosce molte specie
e virtù medicinali.
Solo lei conosce l’arte,
ed al mondo nessun altro” .

Quale prode guerriero avrebbe mai confidato, al suo nemico mortale, la fonte del veleno e quindi la via dell’eventuale guarigione? Solo il guardiano del Mondo Matriarcale, che aveva - per l’appunto - il compito di saggiare le capacità dell’iniziando, facendo emergere le sue qualità più appropriate: forza, sapienza e coscienza. In modo più esplicito, è come se Morold gli avesse chiesto: Sei tu pronto a morire nella tua persona barbara e primitiva, per rinascere nel Canto che univa l’Universo? Sei tu disposto ad annullare i tuoi ego ed il tuo mentale per rigenerarti nell’Àmor? Sei tu preparato per riunirti col tuo doppio complementare? La tua meta sarà allora Isolda dalle Bionde Trecce, il cui nome sembra esprimere, nella sua forma vibratoria vocalica e prelinguistica, l’androginia luni-solare (DionIsolde?!). La via della mano sinistra e la ferita alla coscia sinistra sono l’allegoria del sentimento e del cuore: virtù, maternità, luna, maree, estasi, irrazionalità, organicismo, tantrismo…
L’eroe scozzese entra nella magica sfera vibrazionale d’Isolda. Quale novello argonauta egli riesce a conquistare il Vello d’Òro, la fonte dell’obliata beatitudine e dell’interminabile longevità. Egli è il predestinato che riuscirà a superare le varie spirali del tempo. Ricordavamo che, non a caso, nel suo scudo vi era l’effigie del Cinghiale, un simbolo notoriamente dell’oltretomba. Se poi si considera la versione di Thomas d’Angleterre, lo scudo di Morold sembra riporti l’imago del Drago . In tal senso, ritorna alla memoria il Giardino delle Esperidi, il cui albero dai Pomi d’Òro è custodito da un Drago-Serpente. Ma Tristano non ha più alcun timore. Ha già il suo lasciapassare. Il Cinghiale è sempre stata l’allegoria di Ade-Avalon. Colà Dion[isolde]-Drustan[Isolde]-Poseidone-Manannan attendono i perfetti al suono della loro proteiforme musica che provoca l’estasi mistica.
E tuttavia, Tristano che si tramuta in cinghiale è anche un forte messaggio per la rinascita del paganesimo, contro quella immonda babilonia di credenze maligne, che albergano nell’Ekklesia vaticana. Con l’era dell’Acquario, le profezie di Merlino stanno risorgendo più forti dalle ceneri dell’inquisizione cattolica:

“Il cinghiale di Cornovaglia ci libererà dalla disgrazia
dei conquistatori, poiché egli metterà le loro nuche
sotto i suoi zoccoli e le calpesterà. (…)
Di fronte alla collera del cinghiale la casa di Romolo
tremerà di paura” .






 
   
 
INFORMAZIONI SULL'ARTICOLO
 
Tratto da: ALESSIO DI BENEDETTO: L’Amore come via della conoscenza – Tristano e Isolda – Il Mito degli eterni innamorati, dai Celti a Montségur, MACROEDIZIONI, www.macroedizioni.it .
   
 
INFOMAZIONI SULL'AUTORE
 
Alessio Di Benedetto è docente di “Storia ed Estetica Musicale” presso il Conservatorio di Foggia e tiene Corsi di “Canto Harmonico”, finalizzato alla guarigione, a Roma, Ancona, Milano, Rimini, Montegrotto (PD) e Vicenza. Ha pubblicato una decina di libri dedicati all’Analisi Musicale e alle corrispondenze tra suoni e colori. Nel 2003 ha dato alle stampe I NUMERI DELLA MUSICA E LA FORMULE DEL COSMO – DAGLI EGIZI AI GIORNI NOSTRI, dove ha rilevato le 6 costanti universali che governano la nostra spirale del Tempo. Con l’ultimo testo L’AMORE COME VIA DELLA CONOSCENZA - TRISTANO E ISOLDA (Macroedizioni) fa risuonare quell’Antico Canto che univa tutte le cose del Mondo. Ulteriori informazioni sul sito www.alexmusicanalysis.com in cui vi è un articolo WAGNER NAZISTA A CHI GIOVA, che sbugiarda senza mezzi termini coloro che a tutt’oggi, facendo il gioco della repressione e della menzogna culturale tipiche delle dittature politico-religiose, continuano ad abbinare Wagner a Hitler, senza aver mai letto una riga delle opere e dei saggi del compositore tedesco e senza sapere che Wagner è morto nel 1883, mentre Hitler saliva al potere nel 1933.
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ALESSIO DI BENEDETTO È DOCENTE DI “STORIA ED ESTETICA MUSICALE” PRESSO IL CONSERVATORIO “U. GIORDANO” DI FOGGIA. I SUOI LIBRI, DEDICATI ALLA MUSICA, HANNO UN TAGLIO PARTICOLARE, IMPRONTATI AL CONCETTO UNIVERSALE CHE SUONA: “TUTTO CIÒ CHE NON HA PIÙ UN CENTRO È DESTINATO AD ANDARE IN FRANTUMI”. TRA QUELLI PUBBLICATI NEGLI ULTIMI ANNI RICORDIAMO, TUTTI PER LE EDIZIONI NUOVA CARISCH DI MILANO, SALVO INDICAZIONE CONTRARIA: ANALISI MUSICALE - INTRODUZIONE ALLE FUNZIONI DELL’ARMONIA (1994). MANUEL DE FALLA - HOMENAJE POUR «LE TOMBEAU DE CLAUDE DEBUSSY» (1996). ALEXANDER SCRIABIN - ATTO PRELIMINARE (1996). A. SCRIABIN: VII SONATA - «MESSA BIANCA» (1997). CD ROM: A. SKRJABIN - VITA, OPERE, IDEE (1997). DUE STUDI: G. PERNAIACHI - S. L. WEIß (1998). MUSICA AD FIGURAM – CORRISPONDENZE FRA SUONI E COLORI, (MUSEO D’ARTE IMMANENTE, 2000). L’AUTORE HA ORA IN PREPARAZIONE UN ROMANZO SULLA VITA DI RICHARD WAGNER, UN ROMANZO SENZA TEMPO, CHE INIZIA DALLE BARRICATE DI DRESDA DEL 1849 E TERMINA NEL 2013, BICENTENARIO DELLA NASCITA DEL COMPOSITORE TEDESCO. NEL 2003, HA PUBBLICATO IL LIBRO DI STAMPO OLISTICO I NUMERI DELLA MUSICA E LA FORMULA DEL COSMO – DAGLI EGIZI AI GIORNI D’OGGI, ED. ECIG, GENOVA, CHE HA CONSEGUITO UN ECCELLENTE SUCCESSO DI PUBBLICO E DI CRITICA, VENDENDO PIÙ DI 24.000 COPIE. DA POCO È STATO PUBBLICATO DA MACROEDIZIONI IL TESTO A CARATTERE SIMBOLICO INIZIATICO L’AMORE COME VIA DELLA CONOSCENZA: TRISTANO E ISOLDA – IL MITO DEGLI ETERNI INNAMORATI DAI CELTI A MONTSÉGUR