|
|
“Mentre si rivolgeva ancora alla folla, la madre e i suoi fratelli erano fuori e cercavano di parlargli. E uno gli disse: “Ecco tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori e desiderano parlarti”. Ma Gesù – rispondendo a chi gli aveva parlato – disse: “Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli?”Poi, stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli.Perché chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è mio fratello e mia sorella e mia madre”.
(Dal Vangelo di Matteo: 12,46)
* * *
“Allora [Arjuna] vide i padri e gli avi, i maestri, gli zii, i fratelli, i figli, i nipoti e anche i compagni, e ancora i suoceri e gli amici, a faccia a faccia, nei due eserciti. E [Arjuna], vedendo tutti quei parenti adunati in tal modo, mosso da pietà e con l’animo turbato disse: “O Krishna [omissis] … stiamo cadendo in una grave colpa perché siamo in procinto di uccidere la nostra gente per brama del piacere e del potere […]”. “O Arjuna – rispose Krishna – non cedere a questo vile sentire; non è da te; affrancati dalla meschina debolezza. Sorgi, oh distruttore di nemici. Questi corpi del Sè eterno, indistruttibile,incommensurabile, son detti perituri. Combatti, dunque, o Bharata”.
(Tratto dai Capitoli 1 e 2 della Bhagavadgita.)
* * *
Vorrei proporre qui alcuni pensieri random. Li ho buttati giù più con il desiderio di condividerli, come suggerimenti di riflessione, piuttosto che con l’intento didascalico, considerato che la Verità è solo presso Dio … creatore di tutte le cose visibili ed invisibili. E’ solo con un dialogo vivace e umile che ci si può aiutare tutti e reciprocamente a compiere un ulteriore gradino verso il discernimento e l’eliminazione della falsità(1). Il mondo(2)– con tutte le sue manifestazioni succedanee - esiste in funzione della mente dell’io, dell’”io-sono-questo”.
Il mondo - nella definizione generica che abbiamo suggerito - è tanto vero quanto vero è l’io, che si lega ad esso attraverso il ponte della mente. Se è vero che la mente dell’uomo perfetto è come lo specchio – tutto riflette e nulla trattiene; è altrettanto vero che la mente non esiste, perché è in funzione di una idea primordiale – tuttavia probabilmente “necessaria” da un punto di vista antropologico – che incarna l’”io-sono-questo”. Questa idea di “io-sono-questo”, come rammento, è un incidente ubi maior della storia della coscienza, tanto quanto è stata necessaria la caduta di Adamo nel mito della Genesi per comprendere la differenza fra bene e male. Banalizzando e semplificando, è bene tutto ciò che ci riporta verso il nostro piccolo sé o verso il nostro vero Sé; è male tutto ciò che ce ne allontana. La ricerca del nostro sé e del nostro Sé avviene in più modi, secondo diverse scuole di pensiero; a ciò sono per l’appunto preposte, con diverse gradazioni e livelli, tutte le religioni, le filosofie, le psicologie e non da ultimo l’astrologia umanistica.
La Realtà, il “Totalmente Altro” è oltre, è appunto un ganz Anderes. E’ questo ganz Anderes ad essere l’unico reale. Il resto è solo ombra, benchè magari di bellissimo aspetto.
Fino a quando valutiamo la cosiddetta realtà da un punto di vista che non sia quello del “Totalmente Altro” – unico legittimo “punto di vista” in quanto unico reale – non possiamo che essere soggetti al Principio di Indeterminazione di Heisenberg e al Teorema di Incompletezza di Godel: qualunque sistema logico-duale ha almeno una premessa che non può essere provata o verificata senza che si producano delle contraddizioni. Ogni occhio, insomma, ha un punto cieco: chi vede – quando vi è un chi, che vede – non può mai vedere se stesso nell’atto di vedere.
L’astrologia appartiene alla categoria “mondo”, e quindi all’io e alla mente. Essa è una meravigliosa mappa del viaggio della coscienza. L’astrologia è una scienza iniziatica, e per questa sua preziosa natura essa è e deve essere interpretata e vissuta come ancella e messaggera della Tradizione Ermetica, nostra sublime Maestra, che Cristo stesso incarna.
L’astrologia è pertanto un sentiero simbolico, esoterico, offerto “indirettamente” da Dio, attraverso i Suoi sapienti ispirati, al fine di aiutare gli esseri umani nella ricerca della loro vera natura, in quell’arduo ma affascinante Viaggio dell’Eroe che caratterizza ogni “Io-persona” prossimo a un risveglio della propria coscienza cosmica. L’astrologia, come ricordato, è una mappa della coscienza, non è il territorio della coscienza. Il territorio della coscienza, e cioè la Coscienza, è incomuncabile, è intimo, è personale, è permeato di mistero, oltre ogni forma e simbolo. L’astrologia è dunque una mappa, una cartina, fatta di simboli e convenzioni, e niente più. Ogni astrologo dovrebbe sapere ciò con certezza se vuole evitare di confondere il mezzo con il Fine, pur sapendo che il Mezzo è spesso il Fine, anche se ne è ontologicamente separato. Questa scissione
simbolica fra mezzo e Fine, ça va sans dire,riguarda ogni disciplina umana che abbia l’ardore di voler codificare la Coscienza, dalla psicologia alla teologia, dall’antropologia alla fisica quantistica. In parole povere … essere una sola cosa con la Vita, essere l’Alfa e l’Omega – così come essere un semplice essere umano perfettamente armonizzato con le proprie forze – significa una cosa ben precisa; invece, saper leggere dei simboli – benché ispirati alla Filosofia Perenne – ne significa decisamente un’altra. Una confusione fra questi due ambiti è umanamente deleteria, oltre che blasfema.
Non possiamo dimenticare di aggiungere che l’astrologia, in parte, può essere anche uno strumento essoterico, cioè più lineare, forgiato per aiutare le anime più semplici a comprendere le dinamiche quotidiane o i meccanismi più basilari e fondamentali del nostro sé individuale, e ciò perché tutto ci è utile e tutto ci serve, e nulla deve essere tralasciato, nel nostro percorso (3).
Tutti, anche gli inconsapevoli e i malvagi, sono infatti posti sul cammino di santità - intesa, questa, come completamento e perfezione di un’intelligenza e un amore capaci di rendere l’umano veramente divino, in sintonia con l’Om, e oltre l’Om della manifestazione, nella luce oscura della fonte di Fuoco Principiale.
Se Dio esiste – così come personalmente avverto nella mia vita - e se Dio è Re, allora noi siamo veramente fatti a Sua immagine e somiglianza, e possiamo considerarci Prìncipi, proprio perché siamo Suoi figli, come le stelle sono figlie del cielo, e le onde dell’oceano ne sono un tutt’uno. Tuttavia, finché viviamo immersi in una nostra dimensione tiepida, non solare, frastagliata, a-verticale e disarmonica, non possiamo dirci Prìncipi, ma siamo solo schiavi, schiavi dell’idea che ci siamo fatti del nostro io e del mondo circostante: fino a quando il raggio si confonde con gli oggetti che esso illumina, esso non può dirsi parte del Sole.
Attraverso queste poche righe, vorrei provare a sottolineare alcuni aspetti che potrebbero caratterizzare un Sole in Casa Terza(4),con particolare riguardo a una posizione in segni d’aria, ove più facilmente può avvenire lo sposalizio con la natura esterna e comunicativa della Casa Terza . Vorrei tuttavia evidenziare caratteristiche e qualità che forse pochi hanno individuato nella più recente storia dell’astrologia. L’intenzione è provare a dare quel giusto peso – spesso mancante fra gli astrologi del periodo successivo alla Contro-Riforma conciliare del XVI secolo – a tutte quelle necessarie nonché bellissime concordanze fra teologia e astrologia - fra natura umana e natura divina, fra materialità e spiritualità(5)– senza dimenticare che il progetto di Dio, per la nostra vita, si può e si deve armonizzare con la direzione, e sotto l’ispirazione, del nostro Sole.
Il Sole astrologico è la summa di tutte le nostre potenzialità e conquista il massimo del suo splendore quando tutto ciò che illumina è stato debitamente (i) rettificato, (ii) purificato, (iii) armonizzato e (iv) integrato. Tutto questo lavoro alchemico, ça va sans dire, è fatto su tutti quegli aspetti del nostro tema natale, fatto di pianeti, case, segni, aspetti, etc. Se questo lavoro di analisi e sintesi delle nostre forze non viene eseguito al meglio, o non viene completato, quel Sole sarà sempre un po’ tiepido. Questo suo pallore si manifesterà nel sentire che tutte quelle nostre forze, date dagli aspetti planetari, non sono state effettivamente integrate, né debitamente armonizzate.Questa mancanza di armonia farà prima o poi capolino nella nostra vita quotidiana – nel nostro samsara - non mancando di farci percepire quei sassolini nella scarpa che non ci permettono quel “vivere verticale” degno di un autentico Principe.
E’ anche vero tuttavia che questa prova del nove è alquanto generica. Ci si potrebbe infatti domandare: come e quando posso dire di avere conquistato il mio Sole ? Come e con quali modalità posso conoscere il mio grado di verticalità solare, virilità spirituale e verità coscienziale ? Quale grado di calore e luce deve avere il mio Sole ?
L’argomento è troppo vasto per essere degnamente sviluppato in queste poche righe.
Tuttavia – a prescindere da tutti gli aspetti astrologici e quindi planetari circostanti – è una buona cosa domandarsi in quale casa e in quale segno si trova collocato questo nostro Sole. La casa e il segno in cui si trova il Sole sono infatti quegli ingredienti necessari per dare sapore e direzione a ciò che – il Sole, appunto – vuole a sua volta dare sapore, gusto, profumo e direzione a tutto il nostro quadro astrologico, e quindi a tutta la nostra vita. Scopo, infatti, della presente breve dissertazione è quello di tenatare di dimostrare che troppo spesso le definizioni date dall’astrologia classica sul significato di una Casa devono essere molto più seriamente valutate alla luce del segno astrologico in cui tale Casa trova dimora. Non solo, attraverso queste poche parole si vorrebbe anche dimostrare che il valore semantico dei termini utilizzati per dare significato a una Casa potrebbe essere oggetto di svariate interpretazioni e approcci, interpretazioni e approcci che raramente non vengono condizionati dai segni che ospitano tale Casa. Senza contare poi che, se il quadro astrale offre sicuramente degli importanti riferimenti, è altrettanto vero che ciascuna anima ha un livello evolutivo e coscienziale assolutamente unico. Ed è altrettanto vero che una astrologia che non miri e che non si faccia seriamente condurre – come finalità escatologica – a una dimensione autenticamente spirituale di Casa Dodicesima, rischia di perdere l’unica imperitura bussola che ci evita, come astrologi, di andare in totale corto circuito, girando a vuoto sulla “ruota”, come topolini nella gabbia.
Passiamo ora a vedere alcuni aspetti della Casa Terza, con particolare riguardo a una posizione in un segno d’Aria(6).
Sul Sole è infatti inutile dilungarci troppo, e ciò in quanto la bibliografia e la letteratura astrologica ha individuato a sufficienza il suo significato di nucleo della personalità, sintesi ed essenza dell’io, punto di partenza e punto di arrivo del viaggio dell’anima da sé al Sé. Il Sole è il mio progetto, e per conquistare ciò la mia anima è soggetta a molteplici prove. Prove che mi sono date dall’insieme del mio quadro astrale, fatto di tutti gli aspetti che lo caratterizzano. Fino a quando tutti gli aspetti non saranno stati effettivamente rettificati, purificati, armonizzati e integrati, il mio Sole non potrà dirsi compiuto, e non riuscirà a brillare come dovrebbe. E’ evidente, tuttavia, che i gradi di brillantezza del Sole possono essere molteplici, a seconda dei gradi di evoluzione dell’anima. Un Sole in Casa Terza potrebbe infatti rappresentare, sulla carta, personalità alquanto distinte e differenti, tanto un giornalista, quanto un illuminato che condivide la sua luce interiore nella realtà socievole ma indistinta della Casa.
Ma, come detto, entriamo in alcuni dettagli.
Cosa caratterizza la casa Terza? Cosa la distingue dalle altre case tipicamente sociali, come la Settima e la Undicesima? Qual'è l’essenza della Terza casa?
Come avevo ricordato in precedenza, il quadro astrale è un alternarsi fra un uscire e un rientrare, fra un uscire che già avviene nella Prima Casa - perché vi è un’uscita sul mondo, da una dimensione ovattata del grembo materno – e un grande rientrare escatologico nella casa Dodicesima. Con le case dispari, infatti, il soggetto tende a fare esperienze più verso l’esterno; mentre con le case pari l’esperienza avuta all’esterno viene elaborata in una dimensione più intima, e quindi “più” interna(7). Da notare comunque che tutto nasce da una dimensione interna – grembo materno, oppure il Sé principiale – e tutto torna a una dimensione decisamente interna, Casa Dodicesima, in cui il Sé principiale torna a essere protagonista, almeno in teoria. Tutto nasce dal Sé principiale, madre divina di tutte le cose, e tutto vi fa ritorno; tutto nasce dall’insondabile silenzio della Vita, e tutto vi fa ritorno: la Casa Dodicesima è in un certo qual modo il grande silenzio cosmico che pervade ogni momento la nostra esistenza … sintonizzata questa, purtroppo, su altri canali.
Dunque, tornando alla nostra piccola esegesi della Casa Terza, essa appartiene al gruppo delle case dispari, esterne, fattive e dinamiche, yang e rajas.
Ma come ci si chiedeva poc’anzi, qual è l’essenza di una casa Terza? Come valutare l’essenza di una casa astrologica a prescindere al segno in cui è posta ? Una Casa Terza in Ariete avrà un valore diverso da una Casa Terza in Acquario, e ciò a prescindere da valutazioni di merito e di gusto! Quindi cosa le accomuna? La bibliografia sull’argomento è alquanto vasta, ed è superfluo ripeterla; si potrebbe tuttavia dare una molto generica definizione di Casa Terza, ma prima di fornirla dobbiamo trovare gli ingredienti. Fra questi indicherei i seguenti termini: simile, prossimo, vicino, rapido, raggiungibile, etc.. Ma, ça va sans dire, anche questi termini sono alquanto vaghi, tanto validi quanto inutili a seconda dei contesti.
Nel procedere, dobbiamo distinguere - senza bisogno di dilungarci - la Casa Terza dalle altre due case astrologiche “sociali”, e cioè la Settima e la Undicesima. Tutte e tre, come sappiamo, sono case di relazione umana, ma se nella Terza queste relazioni sembrano un po’ calate dall’alto, e il soggetto se le trova appresso e le deve gestire, un po’ come si deve gestire il rapporto con i parenti che si incontrano alle feste comandate, o i cosiddetti “altri” che si incontrano nel cortile condominiale; via via che si sale verso la Settima e l’Undicesima, tali relazioni sono più oggetto di una scelta “libera”: del resto il nostro grado di libertà aumenta con l’aumentare della maturazione che dovrebbe essere rappresentata dalle case sopra l’orizzonte. Nella Settima la scelta è tuttavia ancora espressione di quei timori che l’io deve affrontare e che deve per l’appunto affrontare nella relazione con l’altro; nell’undicesima, invece, la scelta è molto più matura (almeno dovrebbe essere), e l’altro non è più calato dall’alto (come in Terza), né è scelto in funzione dei propri timori o prove coscienziali (come in Settima). Senza guardare i segni in cui le case si trovano – e ovviamente tutto il quadro astrale – spesso nella Terza, l’io del soggetto è ancora un pò sfumato, ma la relazione con l’altro lo aiuta a identificarsi; nella Settima, l’io del soggetto è molto più definito, ma ha ancora bisogno dell’altro per identificarsi; nell’Undicesima, l’io del soggetto è talmente radicato e presente a se stesso che l’io medesimo torna a essere sfumato, ma trattasi di una sfumatura assai diversa da quella primordiale della Casa Terza, preludendo semmai alle vastità oceaniche della Casa Dodicesima.
Nello specifico della Casa Terza, vi è una parola, quasi magica, che – a mio modesto modo di vedere – più si confà alla natura mercuriale e gemellare della casa Terza: tale parola è Specchio.Il termine “specchio” riassume al meglio tutti i significati delle case dispari,nonché delle case di comunicazione, ma in particolar modo la casa Terza, per la prossimità e stretta similitudine che la caratterizzano; del resto, cosa vi è di più speculare di un gemello?
“I gemelli sono uccelli …” (Aforisma del popolo dei Nuer)
Premesse le dovute distinzioni a seconda dei segni astrologici in cui la casa trova cittadinanza, lo specchio ben si adatta alla natura gemellare della Casa Terza, e ciò anche per i seguenti motivi:
- Rapidità mercuriale del contatto visivo. Lo specchio è immediato, come è immediato – cioè non è mediato – il nostro vedere noi stessi appena vi si ha accesso.
- Lo specchio è anche sintomo di vanità, e di conseguente superficialità, caratteristiche non sempre assenti in un Gemelli.
- Lo specchio è estremamente vicino, è prossimo, e ciò ben si confà alla natura della Casa Terza.
- La Casa Terza è molto prossima alla Casa Prima, la quale dà molta preminenza all’Io e alle sue eventuali insicurezze - che in Casa Terza si possono aggrappare al gruppo sociale circostante –e cosa vi è di più adatto per dare preminenza all’Io di uno strumento come lo specchio?
- Lo specchio è lo strumento con cui controlliamo la nostra immagine esteriore per poi portarla nella vera dimensione gemellare … fatta di esseri che si definiscono umani:
Rispose loro Gesù: “Non è scritto nella vostra legge: Io ho detto: Voi siete Déi?” (Vangelo di Giovanni, 10,34)
Ma ora occorre fare uno sforzo esegetico ulteriore. Prendiamo in prestito dalla filosofia gli avverbi della ricerca basilare: Chi, Come, Cosa e Perché.
Più specificamente: Chi si specchia, come ci si specchia, con chi ci si specchia, e perché ci si specchia. Infatti, se accettiamo l’idea, alquanto convenzionale ma efficace, che lo specchio rappresenti l’archetipo della Casa Terza, dobbiamo poi porci il problema della qualità di codesto specchiarsi, qualità che, intrinsecamente, saranno da pesare nell’ambito dei Segni astrologici in cui, tale sole in Terza Casa, va a dimorare. E’ infatti impensabile, se non banale, immaginare che un Ariete si confronti con ciò con cui si specchia – e quindi con i valori di Casa Terza – alla stessa stregua di un Leone o di uno Scorpione. Qui spesso si comprende se l’astrologo con cui abbiamo a che fare ha meditato a lungo sulla simbologia più profonda, o se si è limitato a leggere un paio di libri di introduzione all’astrologia. Non vi è testo astrologico che non riporta la Casa Terza come la casa dei fratelli e dei coetanei! Ma,mi domando, si può avere una visione così limitata e ridotta di una Casa astrologica? Come poi può interpretare un Ariete, un Toro, o peggio un Cancro la dimensione dei coetanei e dei fratelli? Potrà essere uguale all’interpretazione offerta da un Acquario? Senza contare poi che c’è Acquario e Acquario, e che i livelli di coscienza di una persona non sono dati da una prima lettura di un quadro astrale. Volendo poi proseguire in questa semplice analisi “semantica”, se la Casa Terza è la casa dei fratelli, dei coetanei e dei simili, allora cosa si intende esattamente per ciò? Chi mi è veramente fratello? Chi mi è veramente simile? A quale livello valutiamo la fratellanza e la similitudine? Quanto valore dare alla consanguineità in un’epoca come questa? Quanto può un acquario essere legato ad aspetti di legami etnici di sangue, rispetto ad esempio ad un ariete o a un toro? Anche la parola co-etaneo significa della medesima età, ma in che senso? Se vogliamo parlare - in termini uraniani -di età non fisiche ma di età animiche e coscienziali, se un soggetto vive con il cuore e la mente proiettati verso la vera e unica Età dell’Oro interiore, perché mai dovrebbe sentirsi fratello con un soggetto che vive con una mente e un cuore proiettati esclusivamente verso dinamiche da Età del Ferro? Dove è la loro supposta “co-etaneità”? Se la mia filosofia di vita è la “Filosofia Perenne”, e quella dell’ipotetico “Altro” è la filosofia del piacere fine a se stesso, come posso sentirlo come fratello? Premessa, poi, ad esempio, la seguente definizione di peccato:
“Il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all’amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni.Esso ferisce la natura dell’uomo e attenta alla solidarietà umana. […]
[Il peccato] distoglie l’uomo da Dio, che è il suo fine ultimo e la sua beatitudine,
preferendo a Lui un bene inferiore […](8).
Premessa questa definizione - e in un’ ottica di “Età dell’Oro” in potenza - se un soggetto decide di non vivere secondo il peccato – con magari qualche piccolo e inavvertibile successo – come e con quali modalità può sentire tale soggetto affinità con persone che hanno deciso scientemente di vivere, viceversa, nel peccato ?
Ma osiamo e andiamo oltre. Se l’Altro – in un’ottica soggetto-oggetto - non esiste in realtà, se non come proiezione egoica del mentale duale, e se è quindi vero che, come dice il maestro Jean Klein:
“L’ostacolo principale alla realizzazione del nostro potenziale è il concetto di un “io”; esso non è altro che una finzione, un frutto dell’immaginazione creata dalla memoria e dal contesto sociale nel quale ci troviamo.
E’ un dato di fatto che nel momento in cui l’oggetto desiderato – sia esso fisico o metafisico, materiale o immateriale – è stato finalmente ottenuto, c’è un breve momento di assenza di desiderio, un momento libero da qualsiasi intenzione, dal “me”, dal conoscitore e dal conosciuto. Solo in seguito l’”io” si appropria di questa esperienza e la trasforma in “io sono felice”, in una relazione soggetto-oggetto.
L’io non è mai presente; fatto di memoria, usa la memoria per esistere. Così, sebbene nel momento dell’esperienza non ci sia alcun “me”, nessuna relazione soggetto-oggetto, la memoria attribuisce le cause di questo stupore, di questa assenza di desiderio, a un oggetto, rinforzando così l’intero processo egoico che ci spinge a cercare appagamento negli oggetti, e che costituisce la schiavitù dell’essere umano”.
Se dunque ciò è vero, allora possiamo scientemente affermare che in realtà:
- da un punto di vista della illusione di un’ esistenza egoica e separata dalla vastità oceanica divina, gli esseri sono sì tutti distinti coaguli energetici di suono-luce, ma tale suono-luce è a diverse gradazioni e intensità, e/o soggetto a diverse interpretazioni; onde per cui il concetto di simile, coetaneo, prossimo, consanguineo e fratello è un concetto non assoluto.
- Da un punto di vista della verità, se, come riporta anche la Bhagavad Gita:
“Il mio Sé sostiene tutti gli esseri e costituisce la loro esistenza …
Io sono il Sé che risiede in tutti gli esseri …”
Allora, se facciamo nostro ciò, tutti sono fratelli, tutti sono raggi del medesimo Sole dello Spirito, e allora il significato di Casa Terza deve essere decisamente ampliato, secondo forse modalità interpretative più uraniane e nettuniane.
“L’amore non verrà mai meno. […] Perché ora noi parzialmente conosciamo e parzialmente profetiamo. Ma quando sarà venuta la cognizione perfetta di Dio, sparirà ciò che è parziale. […] Noi ora vediamo infatti come per mezzo di uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. […].” (San Paolo, Lettera ai Corinti, 13, 8-13)
Dunque, per concludere, delle due, l’una.
O noi non accettiamo che in realtà siamo tutti raggi del medesimo Sole divino, e quindi siamo effettivamente separati (non solo illusoriamente), allora dobbiamo comunque accettare che la dimensione di simile, fratello e coetaneo deve essere rivista di volta in volta, e che una unica definzione universalmente valida di soggetto inseribile in Casa Terza è impensabile, oltre che ridicola. Oppure, più saggiamente, comprendiamo – o più semplicemente intuiamo … - che “siamo” tutti raggi del medesimo eterno ed infinito Sole, e che di conseguenza ogni distinzione di mio e tuo, io e te, è assolutamente illusoria, oltre che inutile; con la conseguenza che l’Altro, in quanto soggetto ontologicamente esistente, viene totalmente a mancare. Una volta raggiunta tale vittoria, si può sinceramente dire che siamo finalmente posti nel nostro stato naturale di sempre, quello stato ultimo e unico vero – di pura santità cui siamo tutti chiamati: Turiya, direbbero gli indù - in cui non si distingue nulla e non ci si distingue da nulla; in cui si è, ma in modo non separativo, coscienti di sé senza saperlo. Solo allora potremo dire, con Gaudapada:
“La creazione è della stessa natura del Risplendente,
perché egli è il solo esistente, ad esclusione di ogni altro”.
--------------------------------------------------
NOTE:
(1)La Verità infatti, dicono i maestri illuminati, non conosce tappe di realizzazione, ma conosce invece tappe di eliminazione del falso. Ciò tuttavia vale per il Sé principiale, non per la conquista del nostro piccolo sé, per il quale, invece, esistono anche delle tappe di conquista e di realizzazione, e per le quali l’aiuto dell’astrologia può essere notevole.
(2)Inteso questo anche come universi, stati di coscienza, o semplicemente ciò che risulta oggettivamente conoscibile dal mio io, come i pensieri e le emozioni.
(3)E’ solo conoscendo il mio piccolo sé - che l’astrologia mi indica - che io potrò un giorno, se lo vorrò, tentare di trascendere questo piccolo sé e immergermi nella mia vera e unica realtà suprema: come ricordava Carl Gustav Jung, l’io può essere trasceso solo se lo si ha ben stretto fra le mani; non si può del resto superare ciò che non si conosce ancora.
(4) Come meglio vedremo nelle pagine che seguono, il quadro astrale è un alternarsi fra un uscire e un rientrare, fra un uscire che già avviene nella prima Casa - perché vi è un’uscita sul mondo, da una dimensione ovattata del grembo materno – e un grande rientrare escatologico nella casa Dodicesima. Con le case dispari, infatti, il soggetto tende a fare esperienze più verso l’esterno; mentre con le case pari l’esperienza avuta all’esterno viene elaborata in una dimensione più intima, e quindi più interna. Da notare comunque che tutto nasce da una dimensione interna – grembo materno, oppure il Sé principiale – e tutto torna a una dimensione decisamente interna, Casa Dodicesima, in cui il Sé principiale torna a essere protagonista, almeno in teoria. Tutto nasce dal Sé principiale, madre divina di tutte le cose, e tutto vi fa ritorno; tutto nasce dal silenzio, e tutto vi fa ritorno: la casa Dodicesima è in un certo qual modo il grande silenzio cosmico che pervade ogni momento la nostra esistenza … sintonizzata questa, purtroppo, su altri canali. Il discorso potrebbe essere più elaborato, ma non rientra nei limiti e natura introduttiva del presente lavoro.
(5) Sembrerà strano - soprattutto a chi dice di conoscermi - ma parlare di spiritualità non significa molto per me. Cosa è la spiritualità ? Sembra un qualcosa che si opponga alla materialità. E allora cosa è la materialità ?
Il discorso si farebbe più che teo-logico, tauto-logico: tutto un dualismo arido, sterile e illusorio. L’Occidente ha forgiato parte della sua storia su queste lotte: bene-male; fede-ragione; papato-impero; Stato-Chiesa; spiritualità-materialità, etc.
Parafrasando (o parodiando …) la fisica contemporanea (disciplina che io reputo necessaria e divina, quanto lo studio sacro delle Upanisad vediche o del Vangelo) possiamo osare affermare, semmai, che spiritualità è quell’operazione che dà il giusto peso alla materia. Senza spiritualità, la materia ha solo un Peso “P”; con la spiritualità, la materia ha invece una Massa “M”, ed è quindi strettamente connessa all’Energia “E”, ove E = M x (C x C). La Massa di un corpo (connessa all’inerzia) è una proprietà del corpo, mentre il peso varia a seconda di dove si trova il corpo quando viene pesato. In quasi tutti i casi, si può dunque parlare di una costanza della Massa, e ciò con buona approssimazione. Quindi, mentre il Peso di un corpo varia con il variare della sua posizione nello spazio, la Massa, invece, non varia. La Massa è infatti un’unica cosa con l’inerzia, cioè la misura della tendenza di un corpo in quiete a perseverare nel suo stato di quiete […]. La Massa di un corpo è sempre uguale: La Massa di una mela è uguale sia sulla Terra che sulla Luna; il Peso della mela sulla Terra è differente rispetto al Peso calcolato sulla Luna.
Allora possiamo immaginare che la Massa ci può effettivamente aiutare a meglio comprendere il vago termine “Spiritualità”.
Essa - Massa-Spiritualità - è forse quella nostra intima e meravigliosa capacità di restare sempre uguali a noi stessi, verticalmente posti, autentici, e non soggetti a forze, spazi, tempi e velocità.
Narra infatti la canzone di Franco Battiato:
“Cerco un centro di gravità permanente, che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente …”.
Ma se questo è vero, allora la nostra Massa non è certamente il nostro Ego-Persona, ma semmai è il nostro vero e unico Sé,
il nostro vero, individuale e universale, nonché unico Atman-Brahman (Anima Universale).
Invece, la nostra (Caduta di Adamo …) identificazione esclusivamente con il nostro corpo, e quindi la costruzione del nostro ego fatto di desideri e di paure (meta necessaria nella vita di ogni vivente: prima si deve avere l’ego, poi, e solo poi, lo si può trascendere) sono strettamente connesse all’idea di Peso, e quindi di Materialità. Infatti il nostro ego, come il Peso, è sensibile a ogni luogo, tempo e ambiente (oscillando fra i soggetti più instabili e quelli più stabili, i quali, comunque, non possono dirsi esenti dal ben noto vacillare della vita).
Sul punto tornerò fra qualche anno con maggiori certezze. Tuttavia se la Massa ci può aiutare a comprendere il concetto di Spiritualità, allora ci sarà poi più facile raggiungere il concetto di Energia “E”, dato che questa sembra conoscibile solo moltiplicando la Massa per la Velocità della Luce “C” alla seconda. Infatti “E” dovrebbe permetterci di trasformare la materia in Luce e viceversa, realizzando una sorta di transustanzazione o trasfigurazione Cristica. Ma senza “M” ciò non è neanche pensabile, come non è pensabile nessuna integrazione alchemica dal piombo all’oro senza l’Illuminazione (“M”) che ci porta a comprendere che fra il raggio e il sole non vi è nessuna differenza … e che qualsiasi numero (quindi: corpo) posto per “enne” volte sotto radice quadrata, prima o poi darà sempre come risultato: Uno.
Se poi sarà vero ciò che ho follemente abbozzato sopra, e cioè che “Spiritualità è quell’operazione che dà il giusto peso alla materia”, a livelli di spiritualità elevatissima ( … in realtà esiste un solo livello di spiritualità che è quello di M = 1), dopo numerose “ri-pesazioni” della materia, la materia stessa viene talmente “giustamente” pesata … che viene defintivamente meno … (scomparsa l’idea di materialità, scompare anche l’idea di spiritualità) … giungendo poi a dipanare quel mio dubbio, ora quasi certezza, che il Mondo (i.e. Universo-Materia-OM) in realtà non esiste, non ha una sua esistenza se non come epi-fenomeno, è solo un coagulo energetico di suono-luce, privo di esistenza ontologica, e ciò che veramente esiste è solo la Vita, il Sé Supremo, la Coscienza cosmica … e che dunque nulla esiste nè è al di fuori del (nostro) Sé-Atman-Brahman-Nirvana, etc.
(6)L’idea è infatti quella di trattare solo alcuni aspetti che, forse, la letteratura astrologica ha meno considerato negli ultimi decenni. Sono ben consapevole che una trattazione esaustiva di tutti gli aspetti del Sole e della Casa Terza potrebbe richiedere uno spazio ben maggiore, e che nessuna definizione può essere una buona definizione se non viene vista alla luce del quadro astrale di riferimento.
(7)Interno ed esterno sono una modalità binaria per valutare la realtà rispetto alla coscienza del soggetto che fa l’esperienza. Tutto è interno, da un certo punto di vista, perché tutto ciò che viviamo lo dobbiamo elaborare – più o meno e con diverse tonalità – all’interno della coscienza individuale. Si tratta solo di intendersi con dei termini che – come l’astrologia e altre discipline – intendono dare una “mappa” della coscienza, senza mai potere avere accesso alla coscienza medesima, il vero “territorio”.
(8)Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, parr. 1846 e segg.
|