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  Il Risveglio Centro Studi
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  IL LINGUAGGIO DEI SOGNI ATTRAVERSO I SENOI.
discussione inserita da Shay
 
Articolo: "Il linguaggio dei sogni"
(spunti per riflettere).

Gli aborigeni Senoi della Malesia avevano fatto dei sogni il loro modo di vivere. Erano soliti raccontare quello che emergeva dal loro inconscio all’interno del cerchio familiare e in molti casi davanti all’intera tribù. Al risveglio tutti i membri del clan familiare, compresi i bambini, raccontavano i propri sogni. Anche ai sogni dei più piccoli veniva data particolare attenzione e i bambini venivamo incoraggiati per aver sognato. Nessuna emozione veniva censurata o considerata inaccettabile, anzi i sogni venivano considerati con grande serietà e da essi si traevano indicazioni di comportamento per la vita reale. Se, ad esempio, un bambino sognava di essere trascurato dalla madre, dopo il racconto del sogno la madre rassicurava il bambino e si impegnava a fare del proprio meglio per non commettere più quell’errore.

Tutti i sogni venivano rispettati ed erano considerati allo stesso livello di importanza. In concreto, i Senoi facevano della vita onirica e di quella reale un tutt’uno. Se per esempio qualcuno sognava di essere stato ferito da un altro membro della tribù, questi ne informava il colpevole nella vita reale così che questi potesse riparare alla colpa commessa in sogno. E quando il consiglio di tribù considerava che un sogno era particolarmente importante questo veniva trasformato in una danza, che tutti eseguivano insieme in una sorta di trance.

La cultura del sogno
Oggi i Senoi e la loro «cultura del sogno» non esistono più; ma la condivisione e l’elaborazione dei sogni è una pratica ancora diffusa in numerose comunità tribali come gli indiani Irochesi e agli aborigeni australiani. In Occidente, siamo molto lontani dalla cultura dei Senoi, ma grazie alla psicoanalisi abbiamo imparato l’accoglienza e l’attenzione nei confronti dei sogni. Ma come fare per capire quali sono le esperienze oniriche significative e soprattutto, come fare per ricordare i sogni?
Alcuni sogni si distinguono per essere particolarmente vividi e per l’impatto emotivo che permane a lungo dopo il risveglio. Sembrano provenire da zone profondissime della psiche per comunicarci messaggi importanti, indicazioni di percorso, suggerimenti, avvertimenti. Come messaggi in bottiglia affioranti dalle profondità oceaniche del nostro inconscio. Altre volte i sogni sembrano rappresentare in maniera precisa la nostra condizione emotiva di quel preciso momento e svelano, nel loro linguaggio simbolico, anche quello che non vorremmo sentirci dire e di cui non siamo consapevoli.

Certo non tutti i sogni hanno la stessa importanza. Ma quelli che richiedono la nostra attenzione si riconoscono per alcune caratteristiche ben precise: sono particolarmente vividi, a volte rimangono impressi a lungo dopo il risveglio e altre sono impregnati di un forte contenuto emotivo. Una sola di queste caratteristiche, presente anche in un frammento minuscolo di sogno, indica che vale la pena di decifrarne il significato.

Non importa la lunghezza
Spesso si pensa che i sogni importanti siano solo quelli lunghi e complessi; ma non è sempre così, come dimostra il seguente frammento di sogno, apparentemente banale che ho fatto qualche tempo fa. In quei mesi, ero alle prese con una situazione molto difficile, a causa della malattia di un familiare, che mi costringeva a notevoli rinunce: non potevo più viaggiare e seguire alcuni corsi che frequentavo all’estero ed ero obbligata a una rigida pianificazione dei miei tempi, cui non ero abituata. Al dolore per la malattia della persona cara e al normale disagio causato dalle limitazioni cui ero costretta, si aggiungeva una grande rabbia e rifiuto per la situazione, il tutto complicato da un forte senso di colpa per il fatto di provare questi stessi sentimenti.

Il sogno era abbastanza lineare: davanti a me c’era una donna dalle sembianze di bambina, di nome Nema. Tutto qui. Dopo il sogno, mi svegliai con un immenso senso di benessere che è durato per giorni e giorni. E se non fosse stato per il forte impatto emotivo del risveglio non ci avrei neppure fatto troppo caso. Così iniziai con calma a cercare di dipanare la matassa. La donna del sogno, con sembianze di bambina, mi faceva pensare ad una situazione di rovesciamento: qualcosa o qualcuno non è quello che sembra.
Io stessa mi consideravo come piccina, e come tale mi stavo comportando, perlomeno emotivamente, nella situazione difficile che stavo vivendo, anche se sapevo bene di essere una donna adulta. Ma quale parte di me era espressa in questo sogno? Mi aiutò il nome della donna: Nema. Mi venne in mente il celebre capitano Nemo, l’esploratore degli abissi. La donna era dunque qualcuno che non teme gli abissi, anzi ne è emersa per comunicare qualcosa attraverso il sogno. Ma cosa? Per un paio di giorni continuai a lasciare il sogno per così dire «a bagnomaria» nella mia mente.

Non ci pensavo direttamente, ma mi tornava spesso in mente. Finalmente dopo un paio di giorni, arrivò un lampo di intuizione: Nema letta alla rovescia, diventa Amen! Ecco la spiegazione del senso di pace e di rilassamento al risveglio che non riuscivo a spiegare e che perdurava nel tempo! Si stava formando nel mio inconscio un nuovo tipo di accettazione e di umiltà, stavo imparando ad inchinarmi alla vita e agli eventi.

Emozioni al risveglio
Uno degli elementi più utili per guidarci alla comprensione del linguaggio dei sogni, come abbiamo appena visto, è l’emozione che lascia al risveglio. Non solo bisogna fare attenzione alla sua tonalità, ma anche ad altri aspetti; chiedersi se per esempio è congrua o in contrasto con il contenuto del sogno. Oppure sembra che non c’entri nulla, come nel sogno di Nema?
Quell’emozione con cui ci svegliamo è un po’ un filo di Arianna che ci conduce all’interpretazione del messaggio. A volte restiamo con uno stato di perplessità e con domande che non ci facevamo prima. Il sogno ci sta spingendo in quella direzione e ci indica aspetti della nostra psiche a cui dobbiamo dare attenzione. Qualcuno sogna che ha in mano un pacchetto con sopra scritta l’etichetta di Max Mara. È una giacca che le piace moltissimo. La tira fuori per riguardarla ma sopra la giacca non c’è la stessa etichetta del sacchetto.

Anzi, guardandola meglio scopre un sacco di difetti, le bordure che sembravano di cuoio forse sono di plastica e le cuciture non sono tanto ben fatte. La giacca non le piace più per niente. Poi si dice, sempre nel sogno, ma come mai, prima questa giacca mi piaceva tanto e adesso solo perché non è di Max Mara, anzi forse è addirittura di una bancarella, non mi piace più? La perplessità è tanto forte che si sveglia molto turbata e ci pensa a lungo. In questo sogno non succede niente, non ci sono azioni, l’unica cosa che si muove sono le emozioni che turbinano. «Mi piace», «non mi piace », «come mai?». Il simbolo è facilmente decifrabile, se pensiamo che il soggetto del sogno è la giacca, quindi si tratta della parte più esterna di noi: il corpo. Infatti la persona era appena uscita da una malattia abbastanza debilitante e stava proprio facendo i conti con la sua natura umana, piena di limiti e di imperfezioni. Il sogno la invitava a mollare l’atteggiamento giudicante: si poteva amare lo stesso anche se non era firmata Max Mara.
Contesto
Per poter capire cosa un sogno ci sta suggerendo è indispensabile contestualizzarlo nella nostra vita reale. Dobbiamo chiederci: cosa sta avvenendo in questo periodo nella nostra vita? Perché il sogno è apparso proprio adesso, non ieri, non domani? È importante essere consapevoli dei pensieri e delle emozioni che in questo momento predominano nella nostra mente, ma anche di vecchi sogni che presentano analogie con quello appena fatto e che se ci vengono in mente, possiamo essere sicuri che siano collegati. A questo riguardo, può essere utile parlare del sogno di Lucia. Protagonista del sogno è un’onda anomala, all’inizio si tratta della scena di un film, proiettata su uno schermo; ma poi l’onda diventa reale e minaccia di abbattersi sulla casa d’infanzia dove adesso abita, da sola, la madre di Lucia. Nel sogno,
Lucia corre in casa per cercare di serrare porte e finestre, senza incontrare la nonna e il padre, entrambi morti da tempo. Incontra invece la nonna che aprendo un cassetto, le mostra in silenzio un bellissimo lucente fiore giallo di ginestra, unico colore nel grigio cupo del sogno.

Lucia non si sofferma troppo sul fiore, presa com’è dall’ansia di chiudere porte e finestre prima che arrivi l’onda. Al risveglio, Lucia si ritrova in uno stato di grande ansia; ma l’aspetto che la colpisce di più è il fiorellino giallo brillante mostrato dalla nonna. Nella sua interpretazione, Lucia collega il sogno ai problemi di lavoro che in quel periodo la stanno preoccupando. Ma non riesce a spiegarsi l’assenza della madre, né la presenza della nonna, né il motivo per cui il sogno si svolge nella casa della sua infanzia. Anch’io sospetto che ci sia qualche altra spiegazione. Infatti, insieme scopriamo che la mattina prima del sogno, fatto nel pomeriggio, Lucia aveva pranzato con la suocera, ottantenne, l’aveva vista molto invecchiata e aveva pensato alla sua morte. Una settimana prima inoltre aveva assistito all’esumazione delle ossa della nonna, quella del sogno, e inoltre in quel periodo era in pensiero per la salute dell’anziana madre, operata di tumore l’anno precedente.

Chiarito il contesto, appare molto chiaro il vero oggetto del sogno di Lucia: il timore scaturito dai pensieri legati alla prospettiva della morte della madre. Ma ad analizzarlo bene, il sogno sembra suggerirle: «È vero, la morte arriva come una terrificante forza della natura, ma non c’è molto da fare, non serve chiudere porte e finestre e soprattutto anche allora ci possono essere momenti di luce bellissima, intuizioni di gioia e amore, che possono illuminare il grigio del dolore.
Tu, con la morte del babbo e della nonna prima di lui, lo hai già vissuto, sai bene di che si tratta, tira fuori dal cassetto quel fiorellino di ginestra».
Quello che era accaduto è che Lucia stava spostando la sua ansia circa la salute della madre sul campo lavorativo, tutto sommato più rassicurante; ma così facendo impediva al suo inconscio di rassicurarla davvero sulla sua paura reale.

Per ricordare i sogni
Per ricordare i sogni è utile, innanzitutto, la determinazione. Prima di addormentarsi bisogna che manifestiamo a noi stessi la volontà di ricordare il sogno. Possiamo farlo a parole, anche ad alta voce, o con un pensiero chiaro e determinato. L’importante è sentire che stiamo contattando il nostro centro di volontà. Poi, appena svegli, se rimane qualcosa del sogno, bisogna evitare di muoversi; meglio non spostarsi e ripercorrere nella mente il ricordo.
Fondamentale è tenere accanto al letto un quaderno in cui scrivere il sogno oppure un registratore portatile, che in molti casi risulta più utile del quaderno perché non richiede l’accensione della luce e riduce al minimo i movimenti. E a volte, mentre si ripercorre il sogno, può accadere che affiorino dettagli che dapprima non ricordavamo. Ma la cosa importante è fare come i Senoi: dobbiamo imparare ad accogliere i sogni come graditi ospiti, come doni. Invitiamoli a colazione e prendiamo tutto il tempo necessario per ascoltare i loro messaggi perché è la parte più saggia di noi che ce li sta donando.


Articolo tratto da Terra Nuova - Aprile 2007.



   
   
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