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SCINTILLE ZEN del 16/06/2009
 


LA CIOTOLA

Un novizio, appena entrato nel monastero, domandò al maestro Chao-chou:
“Ti prego, spiegami che cosa devo fare per raggiungere l’illuminazione”.
“Hai mangiato la tua zuppa?”
“Sì.”
“Allora, lava la ciotola.”


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Il monaco credeva di dover compiere chissà quali grandi sforzi, chissà quali straordinarie imprese. E invece doveva compiere qualcosa di comunissimo… benché con piena consapevolezza.
Esercitiamoci a svolgere azioni e compiti ordinari - che di solito compiamo meccanicamente, distrattamente - concentrandoci soltanto su di essi. Se mangiamo, siamo consapevoli del mangiare; se camminiamo, siamo consapevoli dei movimenti; se parliamo, siamo consapevoli del parlare; se laviamo i piatti, siamo consapevoli di lavare i piatti, e così via.
L’esercizio più semplice consiste nell’essere consapevoli - per cinque minuti, per dieci minuti o quanto si vuole - del respiro; è un modo per rientrare in contatto con la natura e con le sue esigenze; è un modo per diventare consapevoli di sé.
Come tutte le funzioni fondamentali della nostra vita, il respiro va avanti da solo, si auto-regola e non ha bisogno di un atto di volontà. Nello stesso tempo, risente dei nostri stati d’animo.
“Ciò” che respira non è né la nostra volontà né la nostra mente; è il nostro essere più profondo.

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(Da il 'Giardino sul Fiume')

 

 
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