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DON ZENO E LA MATERIA del 09/05/2010
 

"Ama vestirsi in modo semplice, ma con proprietà: maglione alla dolce vita ed il cappello, che gli dona un tocco di signorilità. Esige la massima pulizia, s’infuria quando vede una macchina tenuta male. Per lui ogni cosa trascurata è crocifissa. Quando parla della materia si commuove, s’esalta: “Dio ci ha immersi nella materia e la nostra gloria è muoverla con lo spirito. Quando non riusciamo, ci alteriamo. Tutto è sacro, tutto è bello, perché è di Dio. Vivendo così, siamo sempre con le Sue cose e il culto sarà superato. Non l’ha detto il Cristo: “Adorerete in spirito e verità”? Le cose non sono fredde, ma vive, calde, divine. Cristo le ha fatte col Padre. Il creato non è un carcere. Nell’umanità c’è un’onda che ricerca la verità dell’uomo e noi dobbiamo farla vedere. Incarniamo l’universo: in noi ci sono le galassie, tutto! E lo comandiamo in noi. Non so perché si debba vedere la macchina come una cosa rigida. No! è viva, duttile, plastica come il cavallo, perché la mano dell’uomo s’è abbracciata a quella di Dio e ha dominato la materia. Io non ho mai disprezzato niente. La carne è bella. L’immagine vivente di Dio non può pettinarsi male, essere brutta. Non ci ha creato per essere umiliati, mortificati. Una notte ero in macchina sotto una tormenta di neve. I fari illuminano i fiocchi bianchi come gocce di luce, il motore romba. Una scena indescrivibile. Che dono divino, che gioia Dio ha dato all’uomo con la materia! Una carezza alla quale ha contribuito tutta l’umanità col suo sudore. Se facciamo godere ai figli queste cose, saranno più lieti, parleranno il linguaggio della fede. Il rispetto di Dio è rispetto delle cose di Dio. Le prendi in mano come Lui, le usi come Lui secondo la funzione che gli ha impresso. I giovani devono abituarsi a guardare dentro le cose e vedere il creato come un’armonia vivente. Il cambiamento di rotta è far cantare la materia attraverso l’uomo spirito incarnato. Cantiamo la materia che è nelle stelle, negli atomi, nelle foreste, in noi stessi. Se si arriva lì si trascina il mondo. Dobbiamo restituire a Cristo e alla chiesa la materia, perché l’hanno sempre disprezzata e divisa dallo spirito. Perché non la si mette alla pari dello spirito? Quando la faremo cantare in noi stessi e la sentiremo come il cuore di Dio, viva sotto tutti gli aspetti; quando avremo capito che bisogna avere lo stesso spirito per fare la Comunione e raccogliere una mela da terra, allora saremo “uomini nuovi”. Dobbiamo puntare lì, anche se non ci arriveremo mai, perché lì è l’infinito. La terra è il cuore di Dio e noi la strapazziamo. Prende un pugno di materia, gli soffia lo spirito: è l’abbraccio dell’universo con l’anima umana. E questa materia che abbraccia se stessa nell’uomo è una cosa sola con lo spirito. Non possiamo pensare di andare in alto, disprezzando la materia. É Cristo che vive in me e in me c’è la materia. Solo i puri di cuore vedono così. Se non siamo fratelli delle piante, cosa siamo? Dio si tocca con le mani. É nelle cose. Tocco? Tocco Dio. Guardo? Guardo Dio. Penso? Penso Dio. La materia in noi è stata troppo mortificata. Il corpo deve essere un violino di Stradivari che suona l’unum. Cosa sono le cose? Carezze di Dio. Gentilissime con noi. Tutto il creato é vivo, sempre accogliente, non ci rifiuta mai. La carne è tremenda... Invece, per noi, è nostra sorella, perché ci dà la vita. Quando si concepisce un bambino, lì c’è Dio. É presente, vede, è lì con il suo Spirito che accarezza quel bambino nell’utero materno. Fede e natura sono una cosa sola. Come si fa a vivere Dio? Più bello di averlo tutto attorno e in voi stessi! Il peccato del mondo è di usare male la materia. Se non la muoviamo con lo spirito è un furto. I preti mi accusavano di essere materialista, perché dicevo sempre al popolo di fare i conti, di controllare come usiamo i beni. Non è su quel punto che saremo giudicati? E loro non sono materialisti a mangiare almeno tre volte al giorno?”.


 (Dal libro: 'Don Zeno obbedientissimo ribelle' a cura di Fausto Marinetti)

 

 
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