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LE RIFLESSIONI DI LUCA del 10/12/2010
 

"Ci sono persone ossessionate dalla solitudine. E non si accorgono che la solitudine in qualche modo se la costruiscono loro: in pratica hanno paura della libertà e il desiderio morboso della compagnia degli altri non è altro che un tentativo di offuscare questa paura.
Sosteneva Krishnamurti: "In realtà non ci interessano gli altri, anche se ne facciamo un gran parlare, di fatto non ci interessano. Siamo legati a qualcuno solo fin tanto che quel rapporto ci assicura protezione e ci soddisfa. Ma nel momento in cui nel rapporto sorge una difficoltà che ci procura disagio, lo mettiamo da parte."
Bisogna avere il coraggio di andare a fondo di noi stessi considerando l'intero processo del nostro pensiero. È importante chiederci sempre con lealtà: perché mi interessa quello o quest'altro?
Certo, non si può vivere isolati: tutti abbiamo bisogno degli altri, anche per questione di sopravvivenza. Ma quando la ricerca degli altri costituisce un profondo disagio e una vera e propria ossessione dobbiamo cercare di capire realisticamente il perché.
Probabilmente viviamo ancora alla superficie del nostro io se abbiamo bisogno di continui riscontri.
Gli altri ci aiutano a capire molte dinamiche della vita, ma non potranno mai prendere delle decisioni al nostro posto. Non possono rimpiazzare il nostro io se non a scapito della libertà interiore.
L'ideale per ognuno di noi è vivere nel distacco più completo. Ogni giorno è diverso, se lo sappiamo vedere con occhi puri. Le persone sono volute da Dio stesso, ma ognuno ha il diritto di scegliersi la vita più libera. La nostra presenza non deve invadere le altre presenze.
Perché dobbiamo essere invadenti con i nostri desideri morbosi?
Uno è attratto dall'arte, dalla poesia, dalla musica, dai talenti. Si interessa degli altri perché vuole capire come sviluppare i propri talenti. È una ricerca interessata, quindi porterà delusione, dolore.
Colui che è realmente saggio sa essere anche distaccato dal desiderio di "socializzare", come diciamo ipocritamente.
Si trova in compagnia di un poeta? Lo ascolta, ma sa anche farne a meno, perché, anche se esternamente non è un gran poeta, vive la poesia della vita interiore. Così per la musica: il vero saggio non sa spesso suonare alcun strumento ma le sue parole sono musica autentica perché toccano le corde più intime dell'animo umano. E così anche per la pittura: il saggio dipinge interiormente ciò che vede.
Non ha bisogno di mostrare agli altri quanto vale, generando così invidia e competizione attorno a sé. Sta bene in qualsiasi situazione: da solo o con gli altri. Non si fa problemi. Non ricerca gli altri per colmare la solitudine e non sta solo perché disprezza gli altri.
È in armonia con il proprio sé e questo gli basta. Contempla tutto ciò che vive e non è preoccupato di cosa pensano gli altri di lui.
"Qualunque cosa faccia o non faccia il saggio, quando è seduto in silenzio, senza far nulla, persino in silenzio la sua presenza lavora, crea: diventa creativa" (Un filosofo indiano). Ce ne fossero di simili creativi! Il mondo sarebbe molto più in pace."


(da: IL GIARDINO SUL FIUME)


 

 

 
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